Host Airbnb contro Federalberghi: diffonde liste di proscrizione

“Nessuno inganna i consumatori”. Host+host, l’associazione che raccoglie i proprietari che affittano sulla piattaforma Airbnb, replica alle accuse di Federalberghi, che ieri ha consegnato al ministro del turismo Centinaio l’elenco delle “strutture parallele” che offrono affitti in rete, e contrattacca denunciando “liste di proscrizione inaccettabili”.

“Che una lobby economica si erga a censore morale in termini di correttezza fiscale ha del comico”, scrive l’associazione. Che poi minaccia di rispondere sullo stesso piano: “Vedremo di offrire alle stesse amministrazioni l’elenco di tutte le strutture alberghiere affinché sia facilitato il compito di contrasto al fenomeno dell’evasione in generale e della tassa di soggiorno in particolare”.

E l’associazione replica alle accuse: “Non c’è nessuna shadow economy: la differenza tra strutture extralberghiere censite e alloggi presenti in rete dipende banalmente dal fatto che per le locazioni brevi ancora non esiste un sistematico obbligo dichiarativo ai fini Istat”.

L’associazione continua poi sottolineando la soddisfazione degli ospiti Airbnb “felicissimi di soggiornare nelle case degli italiani”, ribadisce che la formula dell’affitto di interi appartamenti “è quella che le famiglie prediligono” e che “persone che amministrano eventualmente più alloggi sono solo intermediari (..)per conto di singoli proprietari che non hanno modo o tempo di districarsi fra check-in e la giungla degli adempimenti burocratici”. Quindi “nessun inganno”, conclude l’associazione di proprietari, che si dichiara “da sempre a favore del rispetto delle regole e di una loro semplificazione” e pronta ad incontrare il ministro.

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  • Questo post fa lo stesso errore dell'articolo del Sole 24 ore: considera coloro che pubblicano annunci sui portali OTA come una categoria unica di persone.
    In realtà ci sono almeno tre categorie di "pubblicatore":
    a) imprese e persone che nascondono imprese, che costituiscono l'industria dell'«house renting» o «property management»;
    b) persone che praticano l'«home sharing» secondo le norme (almeno per quanto possibile, data la contraddittorietà e assurdità di talune di loro);
    c) persone che fanno i finta di non sapere nulla e sfruttano le maglie assai larghe date dall'assoluta assenza di controlli (gli unici controllati sono coloro che si mettono in regola!)
    Ogni proposta o politica nei confronti di chi pubblica annunci sugli OTA deve essere differenziata per :
    a) regolamentare l' «house renting» industriale, evitando le storture e ricadute negative della sua pratica di massa;
    b) incentivare l' «home sharing», delimitandone opportunamente i confini (come ad esempio ha fatto Regione Lombardia, senza però incentivi adeguati), in quanto socialmente utile (sia nella creazione di esperienze umane e di reciproca conoscenza, che le altre due classi di host non consentono, sia come fine di reddito aggiuntivo per molte famiglie in difficoltà nel sostenere le spese straordinarie necessarie per mantenere i propri edifici in stato adeguato alle esigenze odierne ed evitare che degradino inesorabilmente verso la rottamazione, strada maestra della "gentrification" ;
    c) reprimere i comportamenti che evadono tasse e non danno le garanzie necessarie per gli ospiti accolti, invertendo la situazione per cui le dichiarazioni di inizio attività servono per controllare chi la invia e non il contrario (tra parentesi, l'Istat non può essere uno strumento di formazione di archivi per controlli di genere alcuno).

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