Airbnb, rispunta ipotesi cedolare secca su affitti turistici

Rispunta la tassa “Airbnb” nella manovrina di primavera. In teoria la misura riguarda tutti gli affitti turistici, cioè di durata inferiore ai 30 giorni, prevedendo l’applicazione di una cedolare secca al 21%. In pratica, imporrebbe a tutti gli intermediari, sia agenzie immobiliari che portali tecnologici, di registrare tutti i contratti conclusi per loro tramite, pena incorrere in sanzioni pecuniarie, come scrive La Repubblica. Inoltre, potrebbe essere estesa fino a prevedere che i portali agiscano da sostituto di imposta, applicando la ritenuta all’atto del pagamento della stanza e girando il dovuto al Fisco.

Una prospettiva a cui Airbnb si è sempre opposta ma che invece trova favorevole Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia.  “Da tempo – spiega Bettanin – ci siamo schierati per la necessità di applicare il sostituto d’imposta con prelievo fiscale alla fonte a tutti gli operatori del vacation rental (portali on line, intermediari immobiliari e società di gestione ovvero property managers come noi). Non si tratta di imporre nuove tasse ma di semplificare le modalità di prelievo di un’imposta che è già prevista dalla legge rendendo più snelli gli adempimenti per i cittadini, perché con questa modalità c’è qualcun altro che al posto loro versa allo Stato quanto dovuto. Auspichiamo inoltre – conclude Bettanin – che le maggiori entrate derivate dalla riforma fiscale del settore vengano utilizzate anche per sostenere il turismo”.

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