Arriva la norma per stagionali con reddito di cittadinanza

Potrebbe arrivare nel Sostegni bis la soluzione alla polemica nata tra datori di lavoro e lavoratori intorno al reddito di cittadinanza. La questione si è posta con le riaperture post-Covid e con la denuncia, soprattutto da parte di ristoratori e proprietari di stabilimenti balneari, della mancanza di camerieri, barman e stagionali, non invogliati a lavorare perché percettori del reddito o della cassa integrazione. Lamentele a cui hanno risposto i diretti interessati, con una controdenuncia di paghe troppo basse, in parte in nero e comunque non in grado di garantire una vita dignitosa.

Ad affrontare il problema è un emendamento al decreto presentato da Valentina D’Orso del Movimento 5 Stelle: “Dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, ferma restando la valutazione circa la coerenza con le esperienze e competenze maturate, deve considerarsi congrua e deve dunque essere accettata, a pena di decadenza dal beneficio, anche l’offerta di lavoro che abbia ad oggetto lo svolgimento di attività stagionali, se collocata entro i cento chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario o comunque raggiungibile in cento minuti con i mezzi di trasporto pubblici. Durante tale periodo lavorativo il reddito di cittadinanza si intenderà sospeso, con conseguente ripristino automatico dell’erogazione del beneficio alla scadenza del contratto di lavoro a termine. Ove il compenso mensile ricevuto per lo svolgimento della prestazione lavorativa stagionale, pur conforme ai contratti collettivi di settore, risulti di importo inferiore a quello del reddito di cittadinanza fruito, l’INPS provvederà all’integrazione del compenso sino a concorrenza dell’importo spettante a titolo di Reddito di cittadinanza”.

“Il meccanismo – spiega Valentina D’Orso – presuppone la stipula di un regolare contratto di lavoro stagionale a condizioni retributive congrue, conformi ai contratti collettivi nazionali del settore di riferimento, e nasce dall’esigenza di garantire un’integrazione salariale nei casi in cui le ore lavorate, pur congruamente remunerate, siano talmente poche che la retribuzione mensile risulti comunque inferiore all’importo del reddito di cittadinanza fruito dal percettore e dal suo nucleo familiare. La norma intende incentivare il ritorno nel mercato del lavoro dei beneficiari del RdC che in passato erano dediti a lavori stagionali ma intende garantire loro che questo reinserimento avvenga a condizioni per gli stessi economicamente vantaggiose e non svilenti tanto che laddove l’offerta lavorativa, a causa di un numero di ore lavorate troppo esiguo, non riesca a garantire un reddito almeno equivalente al RdC percepito sia prevista l’integrazione da parte dell’INPS fino a concorrenza di quell’importo.

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