Boom di visitatori nei musei. Ma solo per quelli più famosi. Se, infatti, dal 1996 al 2005, il numero dei visitatori dei musei statali italiani è cresciuto da 25 a 33 milioni, sono solo il 2% del totale ad attrarre i grossi flussi. Il dato emerge da uno studio condotto da Francesco Antinucci dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Consiglio nazionale delle ricerche che ha raccolto i risultati nel volume “Musei Virtuali”. “Se cumuliamo i visitatori – spiega Antinucci – l’effetto è eclatante. I primi 9 musei statali, cioè il 2% del totale, assorbono la metà dei visitatori, quasi 17 milioni di persone, lasciando i rimanenti 393 musei a dividersi il restante 50%. Il maggior successo si basa sul fatto che anche i musei sono dei brand name, in grado di attrarre indipendentemente da ciò che essi mostrano o contengono”. Secondo Antinucci, la disomogeneità dell’afflusso e la mancanza di memoria dei visitatori che ritornano in musei già visti sono attribuibili alla scarsa capacità dei musei di comunicare i contenuti. “Per superare tale difficoltà di veicolazione – continua il ricercatore – occorrerebbe affidare la spiegazione di un’opera a strumenti visivi. Le istituzioni, quindi, dovrebbero dotarsi di strumenti adeguati, investendo in ricerca e tecnologia”.