A un mese dagli attentati di venerdì 13 novembre, a Parigi la vita è cambiata. Lo stato d’emergenza decretato dal presidente Francois Hollande ha attribuito poteri speciali alle forze dell’ordine. In centro negozi e attrazioni turistiche come la Tour Eiffel, il Louvre, l’Arco di Trionfo o le Galeries Lafayette vengono sorvegliati a vista dai militari con le armi spianate. Per la prima volta da quindici anni la cattedrale di Notre-Dame, uno dei luoghi simbo della Ville Lumière, ha rinunciato al tradizionale albero di Natale sul sagrato. E la stretta sulla sicurezza investe anche i tradizionali festeggiamenti di Capodanno sugli Champs-Elysées che verranno fortemente ridimensionati.
Lentamente i parigini colpiti al cuore si abituano a convivere con la paura di nuovi assalti. Per molti sedersi ai tavolini del bar o andare a teatro è diventato un “atto di resistenza”. Il sindacato ristoratori parla di frequentazioni serali scese del 25-30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (immediatamente dopo gli attentati il calo era stato del 50%). Meglio bar e brasseries. Dopo il picco post-attenti ora si è ridotto a un meno 10%. La Bonne bière, uno dei bar assaltati, ha già riaperto i battenti. Anche per teatri e sale concerti, ormai attrezzate di metal detector per rassicurare il pubblico, l’attività riprende.
Intanto il sindaco Anne Hidalgo cerca di infondere fiducia. “Parigi riparte”, ha assicurato, parlando di un aumento delle frequentazioni “nel campo del turismo, negli alberghi, nei luoghi, nei negozi”. Anche se non ha fornito alcun dato e molti rappresentanti di categoria continuano a vedere nero.