I casinò russi chiudono i battenti. Da domani, 1° luglio, si potrà giocare solo in quattro aree remote e di confine, quattro Las Vegas di cui però al momento non c’é neppure l’ombra. E’ il frutto di una crociata contro il gioco d’azzardo lanciata nel 2006 dall’allora presidente Vladimir Putin con un progetto di legge prontamente approvato dalla Duma. Sino alla fine gli operatori del settore avevano confidato in un rinvio, complice la crisi, ma le autorità hanno già annunciato la linea dura e sono pronte a far scattare severi controlli. Nel frattempo nessuno ha osato investire nei luoghi riservati per legge al gioco d’azzardo: la regione di Kaliningrad, l’enclave russa sul Baltico incuneata fra Polonia e Lituania, quella dell’Altai, nella Siberia meridionale, la regione dell’Estremo oriente russo (Primorski Krai) e quella al confine tra le regioni di Rostov sul Don e Krasnodar, nel sud della Russia. Un giornalista del periodico Itoghi è andato a vedere una delle future Las Vegas russe, quella caucasica, che dovrebbe chiamarsi Azov City, ma la strada finiva nel nulla. Idem per le altre tre zone, che erano state scelte per attirare anche turisti stranieri. Ma Andrei Alpatov, capo dell’agenzia federale per le zone economiche speciali, confessa che non saranno pronte prima di tre-quattro anni.