“Le chiamano mance, ma la detassazione del 5% ai lavoratori del turismo vale 943 euro annui. Purtroppo ancora pochi la applicano, si preferisce dar poco spazio al buon governo”. Così sui suoi canali social la ministra del Turismo Daniela Santanchè commenta i risultati del primo bilancio dell’applicazione dell’imposta agevolata del 5% sulle mance dei lavoratori del settore turistico, pubblicati dal Sole 24 Ore. Lo studio, su dati Caf Acli, rivela che la mancia detassata vale in media 943 euro annui per lavoratore. Questo dato – sottolinea il Mitur in una nota – rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento del merito e della professionalità dei nostri lavoratori nel settore turistico.
Come ha ricordato in diverse occasioni Santanchè, “prima del governo Meloni le mance erano soggette alla stessa tassazione del lavoro dipendente. Grazie alla nuova normativa, ora c’è una tassazione del 5%. Eravamo l’unica nazione in cui le mance erano tassate come il reddito da lavoro. Questo cambiamento riflette lo spirito del merito: chi fa bene il proprio lavoro merita una gratificazione che riconosca il suo impegno e la qualità del servizio offerto”.
Questi i dati principali. Media delle mance detassate: 943 euro annui per lavoratore. Regioni con importo medio più alto: Lombardia (1.569 euro) e Liguria (1.082 euro). Percentuale di lavoratori che hanno fruito del Bonus: 88,2% con un reddito sotto i 30.000 euro annui. Numero di beneficiari stimati: circa 60.000 lavoratori, ovvero il 3,3% degli addetti nei servizi di alloggio e ristorazione. L’imposta agevolata in dettaglio. Aliquota del 5%: Sostitutiva dell’Irpef per le mance incassate dai lavoratori di turismo, bar e ristoranti. Reddito Massimo: possono accedere all’imposta ridotta sulle mance i lavoratori con un reddito da lavoro dipendente entro 50.000 euro. Limite annuo di guadagno agevolabile: l’imposta agevolata può essere applicata a un massimo del 25% del reddito annuo percepito per le prestazioni di lavoro nel settore turistico-alberghiero e della ristorazione.
“L’articolo 146 del contratto nazionale di lavoro, rinnovato da poco, vieterebbe la percezione delle mance e questo non aiuterebbe la misura. Approfittiamo di questo studio, che ne evidenzia i benefici, per richiedere una revisione di tale articolo e tutelare quindi ulteriormente i lavoratori del settore”, conclude la ministra.