Ora è ufficiale. Furono le forze russe a lanciare il missile che nel 2014 disintegrò nei cieli dell’Ucraina orientale il volo di linea MH17 della Malaysia Airlines diretto dall’Olanda a Kuala Lumpur con 298 persone a bordo. E’ quanto hanno concluso gli investigatori internazionali dopo quattro anni di indagini e un dettagliato esame di immagini e video. Una versione dei fatti che la Russia ha sempre negato e che, anche oggi, ha smentito con forza, definendo il verdetto “privo di fondamento”.
Il comitato d’inchiesta, dal canto suo, ha presentato le sue conclusioni con dovizia di particolari. Secondo il dirigente di polizia Wilbert Paulissen, il missile Buk che colpì il Boeing 777 apparteneva alla 53esima Brigata missilistica antiaerea russa, di stanza nella città russa di Kursk. Il razzo non partì dal territorio russo ma dall’area controllata dai separatisti sostenuti da Mosca e “tutti i mezzi del convoglio che trasportava quel missile facevano parte delle forze armate russe”.
Ma il ministero della Difesa russo smentisce. Il razzo, sostiene Mosca, è partito poi da una zona nelle mani delle forze di Kiev, così come dichiarato “da testimoni locali”, che non sono stati però presi in considerazione dagli investigatori.
Il botta e risposta va avanti, appunto, da quattro anni, a colpi di conferenze stampa, perizie e contro-perizie russe, dati radar (russi) forniti dalla Russia e via dicendo. Il comitato però è sicuro delle sue conclusioni ed è sicuro anche che possa reggere lo scrutinio di un tribunale.