Omicidio cinesi a Roma, si temono ripercussioni per turismo

Ma per Astoi è stato fatto di cronaca nera, che poteva capitare a un cittadino di qualsiasi nazione

Sono circa 150 mila i turisti cinesi che nel 2011 sono arrivati in Italia per visitarla. Un bel numero, se si considera che solo 5-6 anni fa erano solo 40-50 mila all'anno, favorito da procedure più veloci per ottenere il visto turistico e una maturazione del mercato interno.
Ora però si teme che l'afflusso possa subire un rallentamento dopo l'omicidio della bambina cinese di 9 mesi e del padre di 31 anni, uccisi a Roma in una rapina il 4 gennaio scorso, nel quartiere di Torpignattara. L'allarme è già stato lanciato dal 'China Daily' secondo il quale dopo l'omicidio alcuni tour operator cinesi starebbero ritardando le partenze dei tour per l'Italia per "le questioni di sicurezza in Italia".     
E anche Alberto Corti, direttore di Federviaggio, esprime i suoi timori: "in termini di nuove prenotazioni e quindi di spesa dei cinesi in Italia, una ripercussione ci sarà", commenta. Corti spiega che "se fosse stato un atto compiuto contro un turista, le conseguenze sulle partenze dei connazionali sarebbero state più gravi; tuttavia non ho dubbi sulla veridicità di quanto scrive il China Daily".
Il tour operator specializzato Chinasia afferma invece di non ritenere che possano esserci conseguenze per il turismo cinese in arrivo in Italia. Una dirigente ammette però che i cinesi, che generalmente circolano con molto denaro in tasca, "ora faranno più attenzione e utilizzeranno maggiormente le carte di credito".
A riportare la calma ci pensa Roberto Corbella, presidente di Astoi: "Mi pare improbabile che ci sia uno stop ai flussi di cinesi in Italia – sottolinea – quanto avvenuto, sebbene gravissimo, è un fatto di cronaca nera, che ha colpito un cinese, che peraltro viveva in Italia, ma che poteva capitare a un cittadino di qualunque nazionalità".

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