Sciagura aerea negli Urali, dove un Boeing 737-500 dell’Aeroflot Nord, una controllata della compagnia di bandiera russa, si è schiantato al suolo in fase di atterraggio alla periferia di Perm, causando la morte di tutte le 88 persone a bordo, compresi i sei membri dell’equipaggio. Tra le vittime anche sette bambini e 21 stranieri, compreso un italiano, Tommaso Martinazzo.
A causare il disastro, secondo il ministero dei trasporti russo, problemi tecnici mentre è escluso qualsiasi indizio di atti terroristici. Secondo varie testimonianze, prima dell’atterraggio un motore si sarebbe incendiato e sarebbe esploso, trasformando la fusoliera in una palla di fuoco. L’aereo era partito dall’aeroporto internazionale Sheremetevo di Mosca e dopo meno di due ore ha perso i contatti con la torre di controllo a circa 1.100 metri di altitudine, mentre stava per atterrare a Perm, a circa 1.400 km dalla capitale. La compagnia, che ha promesso un risarcimento fino a due milioni di rubli (56 milioni di euro) ai famigliari delle vittime, ha reso noto che il Boeing 373 aveva 16 anni ed era stato noleggiato lo scorso luglio dalla compagnia privata ‘Pinewatch Limited’, con sede a Dublino, fino al marzo 2013. Il disastro odierno è stato il peggiore ad aver coinvolto un aereo russo da quando, nell’agosto 2006, 170 persone morirono in un velivolo della Pulkovo Airlines precipitato in Ucraina mentre era in volo da Anapa, sul Mar Nero, a San Pietroburgo. L’ultima sciagura ad aver coinvolto un aereo dell’Aeroflot risale al marzo 1994, quando in Siberia persero la vita 70 persone.