Aerei obsoleti, piloti mal addestrati, controlli di sicurezza poco seri, aeroporti inadeguati se non pericolosi: i cieli russi, come quelli di tutta l’ex Urss, continuano ad essere ad alto rischio per le stesse cause denunciate esattamente due anni fa dall’allora ed attuale ministro dei trasporti russo Igor Levitin, all’indomani della caduta di un Tupolev 154 della compagnia russa Pulkovo in Ucraina (170 morti). Solo nel 2007 si sono verificati in Russia 33 incidenti di aerei civili che hanno causato la morte di 318 persone, sei volte più che nel 2005. Imputato numero uno la vetustà degli apparecchi: l’età media dei velivoli delle linee internazionali è di 18 anni e quella delle linee interne di 30. Oggi il Paese possiede un parco complessivo di 2.500 velivoli destinati a diventare in gran parte obsoleti entro il 2010. Il rinnovo del parco viene per lo più effettuato comprando in Occidente vecchi aerei stracarichi di anni e chilometri o addirittura ‘contraffatti’. Non contribuisce alla sicurezza di volo nemmeno la pletora delle compagnie aeree: all’inizio degli anni ‘90, dopo il crollo del monopolio esercitato da Aeroflot, se ne contavano oltre 500, salite poi a 750 nel 2004, tutte in lotta per la sopravvivenza a costo di pesanti tagli. Al momento le compagnie sono oltre 150. Secondo gli esperti, soltanto scendendo a una ventina la situazione migliorerà in modo sostanziale. Un altro grosso problema è l’addestramento iniziale dei piloti, piuttosto carente per la mancanza di aerei sui quali formare i giovani.