Si muoverà lungo due strade l’azione legale che l’associazione Codici ha deciso di avviare per tutelare i crocieristi della Msc Grandiosa, su cui è scoppiato un focolaio Covid a inizio gennaio. Da una parte c’è chi ha deciso di non partire, dall’altra chi era a bordo. Prima dell’arrivo al porto di Genova, infatti, il comandante ha comunicato 120 casi di positività al Covid tra i passeggeri, ma sulla gestione dell’emergenza e, più in generale, della vacanza ci sono diversi dubbi.
Emblematiche le testimonianze raccolte dall’associazione Codici. Come quella di chi si è imbarcato non sapendo nulla del focolaio che era esploso a bordo e solo una volta salito sulla nave si è reso conto che qualcosa non andava o addirittura di chi è stato costretto a richiedere l’intervento della Polizia per poter scendere a terra. “C’è chi è stato avvertito da altri passeggeri che c’erano dei positivi – dichiara Stefano Gallotta, Responsabile Trasporti e Turismo di Codici – e ha compreso la gravità della situazione quando ha incrociato nei corridoi personale con tuta di contenimento che scortava i contagiati per lo sbarco oppure ha notato il via vai di ambulanze sul molo. Addirittura, c’è chi è stato fermato sulla soglia della cabina da un inserviente delle pulizie che gli ha detto che non poteva entrare perché bisognava fare la sanificazione, in quanto prima vi aveva soggiornato un positivo. C’è chi, preoccupato per il focolaio, ha deciso di scendere e racconta che durante lo sbarco ha incontrato positivi e ha percorso corridoi con sacchetti dei pasti consumati fuori dalle porte delle cabine, con il rischio che i bambini potessero toccarli. Sono tutti aspetti che riteniamo gravi e pericolosi, come la gestione delle cosiddette bolle, che a nostro avviso non hanno funzionato correttamente. Ci sono, infatti, casi di famiglie chiuse nella stessa cabina ma con un solo caso di positività, che inevitabilmente ha finito per contagiare gli altri. A tutte queste situazioni bisogna aggiungere quella di chi è riuscito a non contrarre il Covid, ma si è ritrovato a continuare una vacanza che di svago e di relax ovviamente non aveva più nulla, non solo per il clima che regnava a bordo, ma anche per le limitazioni che ha subito la crociera, ad esempio per le escursioni ridotte o annullate. Di fronte a tutto questo, abbiamo predisposto due diffide per la compagnia: una per chiedere il rimborso ed il risarcimento danni per chi non è partito a causa del Covid, l’altra per la riduzione del prezzo ed il risarcimento danni anche da vacanza rovinata per chi era a bordo ed è sbarcato dal 4 gennaio in poi, ovvero dopo l’esplosione del focolaio”.