sabato, 18 Maggio 2024

Tarsu: hotel come case, stop a tariffe maggiorate

Confindustria Alberghi riporta sentenza di Palermo che farà giurisdizione

Le amministrazioni comunali non possono prevedere delle tariffe maggiorate per le strutture alberghiere, sulla base solo del generico presupposto della loro maggior capacità produttiva di rifiuti rispetto ad un immobile destinato a civile abitazione. E’ quanto si legge in una nota diramata da Confindustria Alberghi a commento delle sentenza emessa dalla sesta commissione tributaria provinciale di Palermo che ha accolto il ricorso di un albergo che aveva contestato una cartella di pagamento di oltre 23 mila euro per la Tarsu relativa al periodo 2001 al 2006.
In particolare la sentenza ha riconosciuto che l’articolo 68 del decreto legislativo n. 507/93 nel dettare ai comuni delle direttive di massima in relazione a gruppi di attività o di utilizzazione, su cui poi fondare la misura della relativa tariffa, non dà una delega in bianco in mano alle amministrazioni comunali. Se queste, infatti, hanno operato una significativa differenziazione delle tariffe, soprattutto per quelle che riguardano le strutture alberghiere, devono adeguatamente motivarle. In mancanza di tale specificazione, i regolamenti comunali sull’obbligo di pagamento della Tarsu devono essere disapplicati. Nei fatti, il Comune di Palermo aveva inserito gli alberghi in una categoria tariffaria differente da quelle delle civili abitazioni, con l’applicazione di una tariffa al mq molto più elevata, senza determinare nell’atto di delibera, le motivazioni che giustificavano tale significativo incremento. Il collegio ha sancito dunque che la (presunta) maggiore capacità di produrre rifiuti delle aziende alberghiere, deve essere adeguatamente motivata, in quanto vi sono molte aree delle strutture alberghiere che non sono produttive di rifiuti, mentre altre lo sono di più.

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