Turismo industriale? Per l’Italia è un tesoro nascosto da 2 milioni

C’è un segmento tutto da scoprire e su cui investire in Italia che potrebbe diventare un plus importante per l’economia nazionale. È il turismo industriale che in Italia è affrontato in prevalenza dalle singole industrie e preso scarsamente in considerazione dagli enti locali.     

“La forza evocativa dei grandi brand industriali italiani – spiega Massimo Feruzzi di Jfc, la società specializzata in indagini sul turismo che ha condotto una ricerca sul tema – è innegabile, perché si lega alla storia del nostro Paese e al nostro ‘saper fare’. A fronte delle attuali 412 mila presenze turistiche e un fatturato generato per il solo sistema ospitale di 25 milioni 100 mila euro, il valore potenziale del turismo industriale è pari a 1 milione 860 mila presenze, che si traducono in 126 milioni 500 mila euro”.   

All’estero, come al solito, va in tutt’altro modo: a Brandeburgo, in Germania, il valore generato dal turismo industriale è pari a 50 milioni di euro all’anno, mentre il reddito annuo che genera il National Railway Museum di York, nel Regno Unito, raggiunge quota 29 milioni di euro nella contea dello Yorkshire, attirando ogni anno più di 770 mila visitatori.

Se si prende in esame l’insieme degli Stati membri dell’Unione Europea, inoltre, nel complesso si stima che il turismo industriale generi più di 18 milioni di presenze turistiche – quindi di soggiorni, con una spesa media sul territorio di 349 euro per i turisti internazionali e 220 euro per quelli nazionali. A questi si aggiungono 146 milioni di escursionisti day-user, con una spesa media di 28 euro. 

Tornando all’Italia, almeno 166 industrie sarebbero in grado di generare appeal per flussi turistici: di queste, però, la maggioranza non vede l’ambito turistico per quello che realmente rappresenta, vale a dire un veicolo di valorizzazione del proprio brand prima ancora di essere generatore di visitatori.   

Le regioni con le maggiori potenzialità attrattive sono Lombardia (18,4%), Veneto (11,1%) e Toscana (10%). Buone potenzialità anche in Piemonte (9,5%), Emilia Romagna (6,8%), Lazio (5,8%) e Marche (5,3%). Ad esempio, c’è Casa Buitoni dove si sperimentano le nuove ricette a pochi passi da dove mamma Giulia aprì nel 1827 il primo pastificio. Sulle sponde del lago di Como nell’Archivio Mantero ci si perde tra le decine di migliaia di disegni originali provenienti da oltre 100 anni di vita dello storico setificio e dei marchi in esso confluito negli anni. E per i golosi il museo dello zucchero Pinin Pero, quello Perugina, quello della liquirizia Amarelli e del marsala Florio. E poi ci sono gli assi pigliatutto per gli amanti dei motori: i musei Ferrari, Lamborghini, Fiat, Alfa Romeo, Ducati, Piaggio, Moto Guzzi, Pirelli e l’incredibile collezione Fisogni di stazioni di servizio. 

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