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Vacanze alle porte, come evitare la notriphobia


Il 2025 offre la possibilità di trascorrere 32 giorni di vacanza prendendo solo 6 giorni di ferie: è quanto emerge da un’indagine condotta da CNA Turismo e Commercio, che ha fotografato le opportunità per fine settimana più lunghi e pause strategiche per quest’anno.

Tra l’avvicinarsi dei ponti e delle ferie estive, è possibile che si manifesti la ‘notriphobia’, ovvero la paura che non riguarda semplicemente il non poter viaggiare, ma il timore di perdere l’unica occasione di
socializzazione che si considera, ovvero il viaggio.

Serenis, piattaforma digitale e un centro medico autorizzato, con il supporto della dottoressa Martina Migliore, psicoterapeuta e direttrice Formazione e Sviluppo del centro, analizza le motivazioni psicologiche dietro a questa fobia e gli strumenti a disposizione per gestirla al meglio.

Il termine notriphobia, dalla fusione di ‘no trip’ (niente viaggio) e ‘phobia’ (paura), viene utilizzato per indicare una paura marcata e persistente di non riuscire a prenotare un viaggio e nasce dalla preoccupazione eccessiva dell’indifferenza degli altri, della mancanza di connessione emotiva e di empatia con un gruppo sociale. Le cause della notriphobia sono da ricercare in problematiche legate alla socializzazione. Per alcune persone, invece, viaggiare rappresenta un’occasione di crescita personale, un’esplorazione e una scoperta di sè; in questi casi l’assenza di queste esperienze può suscitare la paura della stagnazione percepita come un blocco nella propria evoluzione.

Ecco quindi 5 consigli per non farsi prendere dalla notriphobia:

  1. Accettare l’incertezza: la notriphobia è molto spesso generata dall’impossibilità di
    controllo nei confronti di ciò che avverrà, oltre che dalla scarsa autostima. È quindi
    importante imparare a tollerare il fatto che non tutto può essere programmato, in
    questo contesto strumenti come la mindfulness e la meditazione possono dimostrarsi
    molto utili per vivere il presente senza l’ossessione del futuro.
  2. Rivalutare il concetto di viaggio: il viaggio non è solo uno spostamento fisico, ma
    può essere vissuto attraverso nuove esperienze culturali, letture, incontri e attività
    stimolanti anche nella propria città e nel proprio quotidiano. Cambiare prospettiva
    aiuta a non percepire la mancanza di viaggi come una privazione assoluta, ma come
    una situazione momentanea, legata magari ad un momento di riorganizzazione.
  3. Praticare la gratitudine: riconoscere e apprezzare le esperienze già vissute aiuta a
    ridurre la pressione di dover sempre cercare qualcosa di nuovo. Tenere un diario
    della gratitudine o creare una raccolta di foto con tutti i viaggi realizzati aiuta a
    focalizzarsi sugli aspetti positivi della propria quotidianità. In questo modo è possibile
    concentrarsi su una vita ricca e significativa nel proprio presente quotidiano.
  4. Gestire il confronto sociale: ciò che si vede online è spesso filtrato e non
    rappresenta la realtà nella sua totalità. Per questo motivo, limitare l’uso dei social
    media o seguire profili che promuovono un benessere più autentico e un punto di
    vista reale dell’esistenza può ridurre la sensazione di inadeguatezza.
  5. Pianificare con flessibilità: se viaggiare è importante, è possibile iniziare a
    progettare viaggi futuri con un approccio flessibile, senza ansia o rigidità, magari
    prendendo in considerazione un numero minore di giorni. Creare una lista di luoghi
    da visitare, ad esempio leggendo guide turistiche, può dare un senso di progettualità
    senza alimentare eccessivamente lo stress.