Dl ristori: indennizzi automatici per attività in zone arancioni e rosse

Se ci dovessero essere ulteriori chiusure decise a livello locale, stando all’attuale normativa, le attività coinvolte non avrebbero accesso ai ristori. E’ quanto si evince dalla lettura dei decreti Ristori e Ristori bis che legano gli aiuti alle restrizioni introdotte su scala nazionale con Dpcm – quello del 26 ottobre nel caso del Ristori 1 – o con ordinanze del ministero della Salute, come nel caso delle zone arancioni e rosse. Nell’ultimo decreto, inviato al Senato per la conversione, nei primi due articoli che introducono le novità sui ristori, è specificato infatti che saranno coinvolti le attività elencate nelle liste dei codici Ateco che “hanno il domicilio fiscale o la sede operativa nelle aree del territorio nazionale, caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto, individuate con ordinanze del Ministro della salute”.

Le attività delle Regioni che cambieranno colore per effetto di ordinanza della Salute, però, avranno accesso in automatico all’apposito fondo per futuri ristori da 340 milioni per il 2020 e 70 milioni per il 2021: la norma che istituisce il fondo, infatti, non prevede ulteriori decreti attuativi. E’ il caso, ad esempio, di bar e alberghi delle nuove 4 zone arancioni, Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, in cui solo i bar, nei calcoli di Confesercenti, sono oltre 16mila: per queste attività il decreto Ristori bis prevede un indennizzo maggiorato al 200% dal 150% previsto dal ristori 1. Questa integrazione arriverà quindi in automatico e chi dovesse avere già ricevuto il primo bonifico da parte dell’Agenzia delle Entrate ne riceverà un secondo.

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