Industria italiana resiste ad Omicron ma turismo è penalizzato

L’industria italiana e i suoi affari resistono ad Omicron. Nonostante la ripresa dei contagi e oltre un milione di italiani costretti a casa – e che potrebbero arrivare a due milioni di positivi – il fiore all’occhiello della produttività italiana non ha ceduto terreno. Così da calcoli si può già sostenere che il Pil italiano chiude il 2021 con una crescita superiore al 6% rispetto al 2020. Forse al 6,3%, come indicato dall’Istat qualche settimana fa, o forse anche di più: al 6,4% o al 6,5%, come si è spinto a pronosticare il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, difendendo la scelta di far rientrare fisicamente al lavoro i dipendenti pubblici.
La variante sta oggi costringendo a casa un milione di italiani ma, stando alle rassicurazioni del ministro, l’economia ha finora retto il colpo. Rispetto alle previsioni della NaDef, che indicavano una crescita nel 2021 del 6% dopo il drammatico -8,9% dell’anno precedente, il Pil potrebbe essere dunque aumentato di qualche decimale in più. Per avere una prima stima concreta bisognerà aspettare il 31 gennaio, quando l’Istat fornirà i dati del quarto trimestre e con quelli anche la media d’anno.
Per ora, nonostante tutto, i consumi sembrano aver retto anche a Natale, il turismo e i servizi sono stati penalizzati ma solo nell’ultima parte dell’anno, e l’industria ha continuato a marciare.

Inoltre, secondo lultimo Bollettino realizzato da Unioncamere e Anpal, sono poco meno di 458mila i contratti di lavoro programmati dalle imprese nel mese di gennaio e saliranno a circa 1,2 milioni nel trimestre gennaio-marzo con un incremento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rispettivamente di 112mila su gennaio 2021 e +265mila in confronto al trimestre gennaio-marzo 2021. Positivo anche il confronto rispetto a dicembre 2021, con 104mila contratti in più (+29,4%), per tutti i settori economici tranne che per il turismo dove pesano le crescenti incertezze legate all’andamento dell’epidemia.

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