Riformare il sistema dei viaggi d’istruzione, l’appello di Utac Viaggi

Considerato un settore di serie B, nonostante coinvolga di fatto l’intera popolazione scolastica italiana (circa 7,2 milioni di studenti), quindi quasi tutte le famiglie, con un fatturato globale che va ben oltre il miliardo di euro, il turismo scolastico presenta oggi numerose criticità.

“Oggi i cosiddetti ‘Viaggi d’Istruzione’ – commenta Antonio Carito, amministratore unico di Utac Viaggi – si sono ridotti a semplici gite fuori porta programmate senza un reale contenuto didattico/educativo e spesso sono ideate più per andare incontro a fantasiose esigenze di chi all’interno della scuola si ritiene un “esperto”,  che a quelle degli studenti.

Inutile nasconderlo, le gare per l’assegnazione dei viaggi d’istruzione per svariate e talvolta “non nobili ragioni” lasciano molto a discutere, tutto ciò ha portato ad un degrado fatto di “miserie umane” e clientelismi che è sotto gli occhi di tutti (da noi già evidenziato al MIUR).

La funzione della agenzia viaggi o del tour operator è ridotta al rango di semplice preventivista, a fare gli itinerari (talvolta alquanto cervellotici), a scegliere mezzi di trasporto, hotel, ristoranti, sono spesso persone (all’interno della scuola) che non hanno la necessaria capacità e conoscenza tecnica delle problematiche legate ad un viaggio di gruppo e che stressano non poco le segreterie.

La prima e imprescindibile richiesta che perviene all’adv è quella di garantire “il prezzo più basso” e le gratuità (che oramai sono in ragione di un docente ogni 10 paganti), mortificando in tal senso professionalità e standard di sicurezza.

Per non parlare delle condizioni “capestro” e spesso irragionevoli che vengono imposte agli operatori turistici, condizioni e normative che ogni istituto applica a proprio modo a seconda di come intende “orientare” la gara.  Per quanto ovvio, non vogliamo “generalizzare”, vi sono istituti in cui tutto avviene con coscienza e rispetto delle regole, così come riconosciamo il ruolo fondamentale del docente accompagnatore senza il quale non potrebbero più esistere i viaggi d’istruzione. Il problema da noi posto non investe di certo loro, bensì la fase dell’organizzazione e aggiudicazione della gara.

In ultimo (ma non per importanza) la problematica è talmente grave che di certo non può essere la singola adv ad affrontarla. Il comparto è troppo debole strutturalmente per poterlo fare, i Big del Turismo Organizzato preferiscono tenersene alla larga.

E’ necessario rimodulare il rapporto con le istituzioni scolastiche che troppo spesso intendono “l’autonomia” come una sorta di “libero arbitrio“ interpretando a proprio modo le norme di Legge, quando invece le norme si dovrebbero semplicemente applicare e rispettare.
Occorrono interventi legislativi o linee di indirizzo  ancor più pregnanti, ma sia il MIUR sia gli Uffici Regionali si trincerano dietro la circostanza che gli istituti scolastici godono “dell’autonomia”.  Ma l’autonomia non può essere una zona franca in cui ognuno fa ciò che gli pare. Il capitolato d’oneri a suo tempo stilato tra ministero della Pubblica Istruzione e operatori turistici, a parte il fatto che viene spesso ignorato, non è più attuale – conclude – e va rivisto alla luce delle nuove normative in tema di “pacchetti turistici tutto compreso”.

 

editore:

This website uses cookies.