Sembra essere infinita la storia dell’Alitalia, simbolo di un’Italia in brandelli che, orgogliosamente indossa ancora un tricolore seppur sbiadito nei colori. Un’Azienda cresciuta all’ombra di un sistema politico-sindacale che l’ha lottizzata premiandola con prebende miliardarie, per risanare bilanci in rosso, frutto di sperpero, compromessi e scelte dissennate. Più volte l’Azienda è stata sull’orlo del baratro. Salvata in extremis e rimessa in pista per tornare a volare come un’aquila e competere sui cieli internazionali. Una competizione difficile da sostenere. Le aquile degli altri Paesi, hanno la vista più lunga e sono adusi a competere sul mercato. Godono di flessibilità, velocità nelle decisioni, determinazioni nelle scelte anche quelle meno popolari. Sono imprese e fanno impresa. Elementi questi che tengono lontani gli avvoltoi che, al pari delle aquile, svolazzano nei cieli, pronti a colpire per autoalimentarsi e continuare a svolazzare con rinnovata vigoria. Ancora una volta la grande aquila italiana, stanca ed appesantita, continua a volare, senza una meta precisa, solo per districarsi tra i tanti avvoltoi che, in nome della italianità di facciata, tentano di colpire l’aquila francese, nel pur legittimo desiderio di tornare a volare insieme sempre più in alto, lasciando alle spalle lo stormo di avvoltoi. (Toti Piscopo)