Riceviamo e pubblichiamo la nota di Italia Nostra sull’accesso ai musei italiani.
“La vicenda sanitaria di Covid 19 ha avuto il pretesto di mettere in luce la questione dei Musei ed il loro stato di crisi, che Italia Nostra ha avuto varie volte modo di segnalare, anche in merito alle ultime radicali riforme del MiBACT. Riforme che hanno avuto l’intento dichiarato di trasformare i nostri Musei in vere e proprie attività aziendali, negando il diritto “popolare” ad una possibile partecipazione della loro Cultura. Leggiamo nelle linee guida per la riapertura dei musei e dei luoghi della cultura statali, redatta dalla Direzione Generale Musei (Circolare Ministeriale n. 26), che questi sono “istituzioni permanenti, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo” e che la pandemia Covid 19 “rende opportuna la previsione di riaperture sulla base di principi di sperimentazione, gradualità e sostenibilità”.
Sarebbe stato opportuno cogliere l’occasione per recuperare quel rapporto di continuità sociale, purtroppo abbandonato per il più redditizio ed esclusivo consumo turistico. Invece, i due mesi di lockdown sembra non abbiano insegnato nulla. Molti hanno sperato che si cogliesse l’occasione di consolidare i sentimenti di appartenenza e interesse per il nostro patrimonio artistico che, nei mesi del #iorestoacasa, ha portato molti italiani a frequentare, sia pure virtualmente, i nostri bellissimi musei e siti archeologici. La Cultura sembrava avviata finalmente a diventare una medicina/servizio sociale per compensare le paure di una fascia molto ampia della nostra società sempre più povera e fragile ma, invece, si è di nuovo riproposto il modello “turistico” affermatosi negli ultimi decenni, volto solo ad incassare risorse come fosse una dinamica di consumo qualsiasi.
La condizione più odiosa è poi quella di dover passare attraverso un sistema apparentemente innocuo di prenotazioni, che limita il diritto di fruizione e, a causa delle norme di contenimento del virus, fa pagare ai cittadini un ulteriore balzello. Perché a pagamento? E se i costi non corrispondono più agli scellerati patti delegati dallo Stato – posto che patti dei costi tra stato e concessori esistano e siano rispettati – perché farne carico alle famiglie italiane?
Andare al Museo, al Colosseo, non può essere come andare ad un concerto o ad una partita di calcio e non deve richiedere un biglietto divenuto carissimo. La scelta adottata dalla direzione della Pinacoteca di Brera è in questo caso esemplare, perché rinsalda il rapporto con la comunità che ospita la Pinacoteca, aprendogli il grande contenuto emozionale e creativo del museo, custode oggi della nostra educazione sentimentale e non luogo di stantia e polverosa nobilità.
Il Governo deve avere il coraggio di far ripartire l’Italia da una visione fortemente innovativa e sociale, basata sulla fruizione inclusiva del nostro patrimonio culturale, che individui in ogni città d’arte italiana il luogo, l’Agorà, dove i cittadini possano vivere la quotidiana felicità di appartenere a questo meraviglioso Paese, senza doversi preoccupare di quanto spendono”.