Uber apra app ai tassisti, la proposta è dei sindacati

Una soluzione al caso Uber? Aprire la app ai tassisti. E' la proposta di alcuni sindacati dei taxi di Roma alla multinazionale che negli ultimi giorni ha fatto infuriare la categoria in una lettera aperta alla general manager per l'Italia Benedetta Arese Lucini, duramente contestata nelle scorse settimane a Milano.    
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Perché Uber, che in fondo ha la stessa logica di una centrale radio taxi, ma utilizza mezzi di distribuzione delle chiamate più moderni, non si rivolge a chi legalmente può espletare il servizio nel nostro paese, come già fatto da altre app?" scrivono Ugl, Federtaxi Cisal, Fit Cisl e Uil Trasporti.
"Forse perché – sottolineano i sindacati – la tariffa del servizio taxi essendo imposta amministrativamente resta sempre la stessa anche quando la domanda è in crescita, a differenza di quelle che applica Uber che, in molti contesti di forte richiesta, aumentano in modo esponenziale?.  Gentile signora Lucini, il sevizio taxi è definito pubblico poiché su di esso ricade l'obbligo (e sottolineiamo l'obbligo), di soddisfare anche le domande marginali del mercato del trasporto persone – prosegue la lettera – anziani, disabili, servizi a strutture ospedaliere, percorsi periferici o zone disagiate dove il guadagno è basso e nessuno vuole andare e quindi, a Uber – forse – non interessa. Tuttavia, vogliamo dimostrarle la nostra disponibilità al confronto anche in termini di mercato – parola che spesso mal si concilia con il cosiddetto servizio pubblico – concludono – invitandola ad aprire la vostra applicazione agli unici operatori abilitati al servizio taxi in Italia ed in gran parte di Europa: i tassisti".

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