Alitalia, soluzione lontana a poche ore dal Cda

Il nodo restano ancora gli esuberi, mentre si rincorrono le voci di ogni tipo

Alitalia sempre più nella tempesta. A poche ore dal consiglio di amministrazione la soluzione fra azienda e sindacati sul destino della compagnia aerea non sembra ancora spuntata nonostante il fitto reticolato di incontri. Intanto il titolo resta sospeso in Borsa, dopo il tonfo di ieri, sino alla conclusione dei lavori del board. In una fase confusa come l’attuale sono state evocate per
l’intera giornata, nelle dichiarazioni politiche e sindacali, ipotesi procedurali di ogni genere: dal commissariamento, allo spettro della liquidazione, reso peraltro difficile dalla gestione dei bond e dai problemi generati dalle operazioni di leasing sugli aeromobili. Impossibile anche l’accesso alla legge Marzano a causa della mancanza dei requisiti di insolvenza,
potrebbe invece esserci spazio per l’avvio della procedura Prodi motivata dalla inesistenza della continuità aziendale. Governo, vertici dell’azienda e sindacati devono ancora trovare una via d’uscita, che nella migliore delle ipotesi è l’accordo sul piano industriale 2004-2006 che aprirebbe lo spazio per il governo per approntare il decreto sui requisiti di sistema. La dead line è fissata ad un minuto prima delle 14 di domani, ora di convocazione del Cda della compagnia chiamato, per l’ultima volta dopo alcuni rinvii, al varo del business
plan. Ad un passo dal collasso di Alitalia, il cda si troverà di fronte a due possibilità: se arriverà sul tavolo l’accordo con i sindacati, che garantirebbe la continuità aziendale, i consiglieri potrebbero andare alla seduta del 20
maggio senza ostacoli per l’approvazione del bilancio di esercizio 2003; in assenza dell’accordo, il cda potrebbe formalizzare la richiesta di una improbabile ricapitalizzazione da portare all’assemblea straordinaria degli azionisti. Nel caso di un protrarsi della situazione di impasse anche al
cda di oggi, si potrebbe aprire uno scenario più traumatico per i vertici della compagnia, che potrebbero essere sostituiti da una sorta di amministratore straordinario a cui spetterebbe il compito di ristrutturare il gruppo mettendo a punto un nuovo piano forte. La cura, si ipotizza potrebbe passare attraverso
dismissioni di attività ‘no core’, cioè quelle per le quali attualmente Alitalia prevede l’esternalizzazione di 5.600 dipendenti. In questo caso, tornerebbe alla ribalta il progetto di potenziare da un lato la parte operativa della compagnia che genera profitti e raggruppare dall’altro tutte le attività di servizio che non rientrano nel perimetro inerente il volo. In questo caso nascerebbero due società: la prima, ‘Alitalia Volo’, potrebbe anche vedere l’ingresso di nuovi azionisti o altri vettori nazionali e la sua guida sarebbe affidata a manager esperti del settore, tra cui Sebastiani, Cempella, Angioletti o Soddu. La seconda società, invece, la ‘Alitalia service’, potrebbe o rimanere in carico al Tesoro, anche con un commissario straordinario che potrebbe decidere la liquidazione o la gestione in partnership di alcune attività, oppure essere a sua volta ricapitalizzata con l’arrivo di investitori pubblici o privati. Le due società sarebbero a loro volta controllate da una holding. Nel caso di passaggio dei poteri di Alitalia nelle mani di un commissario risanatore, circolano intanto nomi di possibili candidati, tra cui quello di Cimoli, Varazzani o sempre Sebastiani. Queste ipotesi non escluderebbero, in ogni caso, la permanenza nel Gruppo dell’attuale amministratore delegato che potrebbe rimanere in azienda per portare a termine alcuni progetti del piano industriale, anche il qualità di consulente oppure come regista delle operazioni di partnership.

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