Enit, diversificare l’offerta sul mercato giapponese

Bisogna stoppare pure gli allarmi sul terrorismo

Non più solo le grandi città d’arte e basta con i ripetuti allarmi sulla sicurezza. Per incrementare il turismo nipponico in Italia, che rappresenta una grande opportunità per il Paese e negli ultimi anni ha conosciuto un calo globale, bisogna puntare ad una offerta diversificata, arricchendo i cataloghi con proposte innovative, migliorare l’organizzazione logistica e mettere a freno la percezione che l’Italia sia a rischio. Queste le indicazioni emerse nel corso
del convegno nazionale sul turismo giapponese, organizzato dalla Fondazione Italia Giappone, in sinergia con Unioncamere, Enit, Sviluppo Italia e ministero delle Attività produttive, a cui hanno partecipato tutti gli esperti del settore. Sono stati almeno 12 milioni i giapponesi arrivati in Italia negli ultimi 10 anni, rappresentando un ”grande business”, ha sottolineato Amedeo Ottaviani, presidente dell’Enit, aggiungendo che il Sol Levante conta su circa 27 miliardi di dollari spesi per viaggi all’estero. ”Negli ultimi anni l’Italia – ha proseguito Ottaviani – ha scontato gli elementi critici dell’economia giapponese confermati da una diminuzione di oltre 6 miliardi di dollari di spese per l’outgoing di quei turisti nel mondo. Abbiamo registrato una riduzione sensibile dei flussi che pero’ appare in buon recupero, intorno al 16%”. A suo parere, oltre lo stato dell’economia, sulle partenze influiscono però anche altri fattori e ”in primo piano – ha detto il presidente dell’Enit – la percezione dell’Italia come Paese a rischio sicurezza, percezione che è alimentata dagli allarmi continui di carattere terroristico”. Poi, ha proseguito, è necessario ”spingere sul versante della marca Italia, facendo squadra” e ”arricchire le proposte dei cataloghi” dei tour operator giapponesi offrendo ”i punti di eccellenza tradizionali ma anche proposte innovative” e lanciando ”prodotti esclusivi e di tendenza” che guardino anche ai percorsi enogastronomici e agrituristici. Una strada da percorrere anche secondo il direttore dell’Enit Tokyo, Carlo Antonio Colaneri: ”Per oltre 20 anni – ha detto – il mercato turistico giapponese è rimasto bloccato sulle
destinazioni tradizionali, soprattutto le città d’arte come Roma, Firenze e Venezia, con una conseguente presenza di poche novità sui cataloghi locali, senza peraltro che la crescita diminuisse sino al 1997 e alla crisi, la peggiore del mercato turistico giapponese, del 2003. Mercato che – ha aggiunto – si sta riorganizzando e vede una richiesta molto forte verso nuove destinazioni e nuovi prodotti”. Nel periodo tra fine aprile e inizio maggio si è comunque registrato, ha concluso, un aumento delle prenotazioni del 15-16%. Anche se, ha sottolineato Felice Vertullo, consulente del ministero dei Beni culturali, ”negli ultimi anni abbiamo perduto un flusso del 33% rispetto agli ultimi anni ’90”. Proprio sul fronte dell’offerta diversificata si sta muovendo Sviluppo Italia Turismo che ha dato il via, ha spiegato l’a.d. Sergio Iasi, alla creazione di un sistema ricettivo minore e di Poli turistici integrati, in tre regioni (Puglia, Calabria e Sicilia) con 5.500 camere. Si è detto certo che il turismo giapponese ”tornerà ad essere un mercato forte”, Bernabò Bocca, presidente di Confturismo-Confcommercio, mentre Umberto Donati, direttore della Fondazione Italia Giappone, ha assicurato che il convegno diventerà un appuntamento annuale proprio per ”riflettere sul fenomeno”.

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