Enit, la Bossa-Fini ostacola i turisti cinesi

Togni, i cinesi che vogliono stare più di sei giorni deono chiedere il visto

Il turismo cinese in Italia è a rischio flop: con la legge Bossi-Fini, infatti, i turisti extracomunitari che arrivano nel nostro Paese possono fermarsi al massimo sei giorni, dopo i quali devono chiedere il permesso di soggiorno. E questo rischia di penalizzare fortemente i nostri operatori turistici che puntano sul mercato cinese, considerato ormai emergente. L’allarme è stato lanciato dal direttore generale dell’Enit, l’Ente nazionale del turismo italiano, Piergiorgio Togni, in occasione dell’apertura del Citm, China International Travel Market, la Fiera internazionale del turismo, che si è aperta oggi a Shanghai, presenti numerosi operatori turistici italiani ed esponenti di alcune Regioni. ”La Cina è un mercato immenso – ha detto Togni – con 100 milioni di potenziali turisti ricchi interessati alla cultura, alla moda e all’arredamento. Non mancano però i problemi. Innanzitutto, i cinesi che arrivano in Italia e vogliono soggiornare più di 6 giorni non possono farlo dal momento che la Bossi-Fini prevede che il visto turistico valga solo 6 giorni. C’è poi la questione dei collegamenti aerei. Oggi ci sono solo 4 voli settimanali diretti tra i due Paesi mentre, per esempio, sono 42 quelli che ogni settimana collegano la Cina con la Francia, più di 40 con la Gran Bretagna e 35 con la Germania. La terza questione, infine, riguarda l’eccessiva lentezza con la quale vengono concessi i visti turistici: i controlli sono lunghi e farraginosi e manca il personale del ministero degli Affari Esteri”. Dei circa 20 milioni di cinesi che già ogni anno vanno all’estero, circa il 70% si rivolge a mete in Medio Oriente ma il restante 30% è interessato all’Europa e in particolare all’Italia. Ad oggi sono circa 60 mila i cinesi che arrivano
ogni anno nel nostro Paese, rimanendo in media circa 4 giorni, per tour di complessivi 12 giorni nei quali si toccano la Francia, la Germania, la Svizzera e ovviamente l’Italia. Già nel 2004 l’aumento di turisti cinesi in Europa, secondo stime dell’Enit, è stato pari al 60%. Perchè i benefici dell’arrivo di turisti cinesi in Italia si traducano in realtà occorre lavorare ancora molto. Ne è convinto anche il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca. ”Il vero problema – sostiene – è la lentezza nel rilascio dei visti e la mancanza di voli aerei. Dal 2 dicembre partiranno 3 voli settimanali Alitalia Milano-Shanghai che, dal 1 febbraio, dovrebbero aumentare a 5 voli a settimana. Nell’inverno 2005-2006 la nostra compagnia di bandiera mira a riprendere i collegamenti con Pechino”. Bernabò Bocca, alla guida di una delegazione di 150 albergatori venuti in Cina proprio per prendere contatti con gli operatori turistici del Paese, ritiene che quello cinese sia un mercato in forte espansione, ”ma certo – spiega – bisognerà aspettare 5-10 anni e dare vita ad una intensa campagna di promozione turistica, per esempio attraverso la tv”. ”Noi – ha aggiunto – ci auguriamo che con questa Finanziaria la riforma dell’Enit vada in porto e la nuova Agenzia sia dotata dei giusti finanziamenti. Si parla di 50 milioni di euro, ma ci sono Paesi europei, come la Spagna per esempio, che quest’anno ne ha stanziati 158 per un piano straordinario di promozione turistica”. Ad oggi in Europa sono i tedeschi i primi ad aver
approfittato della grande opportunità che il mercato cinese rappresenta: già da due anni portano in Europa quote consistenti di turisti cinesi che tuttavia hanno budget ancora limitati, massimo di 40-50 euro a notte.

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