Fiavet contro la Finanziaria

Cassarà: “Nessuna nostra richiesta è stata accolta”

“E’ veramente singolare che dei tanti provvedimenti in tema di turismo contenuti nel testo della
Finanziaria 2006, nessuno abbia per oggetto qualche nostra richiesta, e d’altra parte nessuna delle nostre 14 richieste, alcune delle quali non comportavano oneri per il bilancio dello Stato, sia stata accolta”. Ad affermarlo è il presidente della Fiavet, Giuseppe Cassarà, che con collaborazione della Giunta Nazionale ha dato vita ad un forum di riflessione per esprimere la preoccupazione nei confronti della Finanziaria, che non ha soddisfatto le richieste avanzate. Cassarà spiega che su questi temi Fiavet aveva previsto di svolgere un momento di dibattito pubblico mercoledì prossimo, 11 ottobre, a Roma e chiede che questo appuntamento venga trasformato in un momento di forte protesta. “La Finanziaria introduce un’imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, ma non ne specifica l’eventuale finalizzazione al turismo – critica Cassarà – sancisce la facoltà per i Comuni di istituire un contributo di ingresso e di soggiorno riguardo al quale avevamo già affermato che non sono certo le esigenze di finanza locale a rendere digeribile un aumento di prezzi delle vacanze in Italia”. Cassarà rileva, quindi, anche come altre richieste non siano state accolte: “Avevamo richiesto per le nostre imprese l’esonero dell’imposta comunale sulla pubblicità, ma è stata accordata a tutte le attività commerciali una franchigia di 5 metri quadrati per le sole insegne, sopra la quale tutti pagheranno l’imposta sull’eccedenza. Inoltre, avevamo inoltre chiesto diversi interventi di riduzione dell’iva per organizzazione di soggiorni, per l’attività di intermediazione di biglietteria, per prenotazione dei servizi resi all’estero, e circa la detraibilità per i clienti business. Questa ultima richiesta è stata in qualche modo accolta, – conclude il presidente Fiavet – ma solo per alberghi e ristoranti, costringendo le nostre imprese, se vorranno fruirne, a rifatturare i singoli servizi, anziché poter vendere il prodotto completo “chiavi in mano”, con una evidente distorsione della concorrenza”.

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