L’ICI fa la differenza tra l’ospitalità religiosa e laica

La scelta del Senato contestata da Renzo Iorio, Presidente dall’Aica Confindustria

“L’approvazione da parte del Senato dell’articolo 6 del “Decreto Infrastrutture” che estende l’esenzione ICI anche alle attività commerciali – tra cui gli alberghi – gestite dalla Chiesa cattolica ci lascia francamente perplessi e amareggiati” ha dichiarato con un comunicato Renzo Iorio, presidente dell’Associazione Italiana Catene Alberghiere aderente a Confindustria.
“Tale intervento legislativo – oltre a comportare una rilevante diminuzione delle entrate nelle casse dei Comuni, con conseguenti preoccupanti risvolti per la finanza pubblica locale e nazionale – inserisce un ulteriore effetto distorsivo della concorrenza nel settore ricettivo e amplia anziché ridurla, come invece sarebbe doveroso, la posizione di vantaggio competitivo di cui già godono le strutture alberghiere di enti religiosi rispetto al resto del mercato.
Le attività commerciali e di impresa non devono essere discriminate sotto il profilo normativo e fiscale a seconda del loro assetto proprietario e ancor peggio – come purtroppo nel caso di specie – in funzione della confessione religiosa del loro assetto proprietario.
Si fatica, in effetti, a comprendere perché, mentre un albergo privato situato in una zona periferica di Milano versi annualmente circa 60.000 € a titolo di ICI, la Domus Aurelia adiacente San Pietro a Roma (con sito web che pubblicizza tariffe sia per alta che per la bassa stagione) o l’Istituto S. Maria della Pietà, che reclamizza l’ubicazione prospiciente Piazza San Marco a Venezia, non dovrebbero farlo.

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