Centri benessere e termali, palestre di roccia, campi di calcetto, piscine, tennis: in futuro le località alpine potrebbero attrezzarsi anche con questo tipo di strutture per attirare turisti, al di là della presenza di neve, destinata a diventare una merce sempre più rara. E' quanto emerge dalle conclusioni di uno studio Ue, ClimAlptour, che affronta le potenziali difficoltà provocate dai cambiamenti climatici per residenti, turisti e attività economiche in 22 aree pilota sulle Alpi, dalla Francia alla Slovenia. In primis meno neve d'inverno e difficoltà con le risorse idriche d'estate. Del resto, già oggi 57 delle 666 principali località sciistiche delle Alpi sono considerate non affidabili rispetto alla disponibilità di neve.
Ecco perché, secondo lo studio, "il turismo alpino deve essere ripensato e sia le istituzioni pubbliche che gli operatori privati devono affrontare la sfida di una nuova idea di turismo, in grado di guardare oltre la proposta tradizionale di sport invernali e altre attività tipicamente alpine".
Per Stefano Balbi, ricercatore dell'Università Cà Foscari di Venezia, i futuri scenari potrebbero creare nuove opportunità nel settore del turismo, allungando di fatto la stagione estiva. "Inoltre a causa della mancanza di neve naturale – spiega Balbi – una strategia di cosiddetto 'sci intensivo', sulla quale molti riponevano grandi aspettative, non rappresenta la risposta". Secondo lo studio infatti "i macchinari per produrre neve artificiale e le altre tecnologie da lungo tempo utilizzate con successo potrebbero non essere più efficaci per prevenire la mancanza di neve".