Tutti d’accordo sul Ministero del Turismo

Secondo l’indagine Federalberghi lo vorrebbe il 68% degli italiani

Il turismo attraversa gravi difficoltà e numerosi operatori italiani, da tempo, pensano che la ricostituzione del ministero del Turismo, abolito per referendum nel 1993, possa aiutarli ad affrontare le acque agitate in cui si trovano. A confermare le loro convinzioni è intervenuta ieri anche un’indagine condotta da Federalberghi con il supporto tecnico dell’Istituto Nexus, secondo la quale quasi il 68% degli italiani vorrebbe istituire un dicastero per il settore.
”Vi è il convincimento diffuso – ha detto il presidente di Federturismo, Bernabò Bocca – che un ministro del Turismo, sedendo in Consiglio dei Ministri, possa meglio operare per rilanciare i consumi turistici del Paese anche in una situazione di contrazione economica nazionale ed internazionale”. Nell’indagine, i sì ad una ipotesi di ricostituzione sono stati pari al 67,7% degli interpellati, che tradotto sul numero dei cittadini corrisponde a circa 32 milioni; il no è stato espresso dal 15,4% del campione, mentre il 16,9% ha dichiarato di non sapersi esprimere in merito. ”In pratica in Italia – ha
commentato il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca – il primo partito è quello del turismo e la forza politica che saprà cogliere questo bisogno avrà dalla sua la maggioranza degli italiani”. D’accordo con Bocca sono anche le forze politiche: Enrico Letta (Dl) e’ ”assolutamente d’accordo” con la richiesta di Federalberghi di riportare il settore turistico sotto la cabina
di regia di un ministero ad hoc. ”Nella conferenza della Margherita, tenuta a Rimini qualche giorno fa – ha detto Letta, responsabile economico della Margherita – abbiamo lanciato questa proposta. Sono d’accordo e in piena sintonia con questa richiesta di Federalberghi”. Consensi anche dal versante opposto: Gianantonio Arnoldi (Fi), presidente dell’Osservatorio parlamentare sul turismo, concorda sulla necessità di raggruppare ”le troppe deleghe fra
ministeri e livelli istituzionali diversi, per rimetterle in capo a un dicastero delle politiche turistiche”. ”Si tratterebbe di un ministero – ha spiegato – senza portafoglio, ma con il compito essenziale di coordinamento, che è poi la
lacuna maggiore riscontrata in questi anni. La promozione del prodotto turistico è stata lasciata alle singole Regioni, con il risultato – ha concluso Arnoldi – di una dispersione notevole di risorse”. E se il presidente della Fiavet, Antono Tozzi, ricorda che sull’assenza di un ministero del Turismo, ”lanciai un grido di dolore ben quattro anni fa a Luxor, in Egitto”, più cauti sono
i presidenti di Federturismo-Confindustria e di Assoturismo-Confesercenti. ”E’ semplicistico pensare di risolvere i problemi del turismo con la reintroduzione del ministero del Turismo: si determinerebbe uno scontro istituzionale insuperabile che impedirebbe qualunque processo di creazione di un organismo di
coordinamento centrale”, ha sostenuto Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federturismo-Confindustria. ”Abbiamo abolito il ministero del turismo – ha affermato Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo – in un periodo in cui avremmo abolito un pò tutto: allora l’abolizione fu più funzionale al fatto
che funzionava poco o niente che al fatto che non servisse. Oggi c’è la legge quadro che istituisce i sistemi turistici locali e la riforma del Titolo V che attribuisce alle Regioni le competenze in materia di turismo: questo è il dato di fatto, la situazione con la quale ci dobbiamo confrontare. L’Italia è il
Paese dei turismi: le regioni italiane sono diversissime tra loro e l’organizzazione basata sul regionalismo è valida. Non è però sufficiente. E’ necessario creare una buona Agenzia per il turismo; per ripristinare il ministero si dovrebbe nuovamente modificare la Costituzione e questo non può essere di certo fatto ogni tre anni”.

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