Un aeroporto a Sant’Elena per portare turisti, ma si teme per ambiente

Per il Regno Unito il turismo può essere l’unica valvola di sfogo per l’economia dell’isola

Un aeroporto minaccia l'ultimo rifugio di Napoleone. Su Sant'Elena, piccola isola vulcanica nell'Atlantico meridionale, la Gran Bretagna preme per costruire un aeroporto in grado di portare il turismo di massa e rendere uno degli ultimi bastioni dell'impero meno dipendente dal punto di vista finanziario dal Regno Unito. Il piano prevede anche la costruzione di un hotel di lusso e di un campo di golf. Ma gli ambientalisti già tremano. "L'iniziativa rischia di distruggere il carattere di "capsula del tempo" che fa di Sant'Elena uno dei tesori dell'umanità", ha detto all'Observer il capo del National Trust Martin Drury memore di quanto sta succedendo alle Galapagos. Inoltre il resort dovrebbe sorgere su un sito straordinariamente importante per la fauna indigena e per l'agricoltura.  
L'isola di Napoleone è a 2.000 chilometri dall'Africa e quasi 3.000 dalle coste americane. Per raggiungere la più vicina isola abitata, Ascensione, da Sant'Elena ci vogliono due giorni di mare, e 14 in nave dal Regno Unito. "Il governo è convinto che il nuovo aeroporto sia il modo migliore per portare opportunità finanziarie nell'isola", ha indicato il Department for International Development stimando un afflusso di 29 mila visitatori all'anno. Il turismo – secondo gli economisti londinesi – sarebbe una manna dal cielo per il benessere di una comunità dove il salario medio è inferiore alle 4.000 sterline l'anno e che la Gran Bretagna foraggia con contributi annuali di 30 milioni di sterline.

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