domenica, 5 Maggio 2024

Viaggi Ventaglio, tre liste per rinnovo cda

In corsa la Ivv Holding, la Ya Global e piccoli azionisti

Saranno tre le liste che, nell’assemblea del prossimo 26 ottobre, concorreranno per il rinnovo del cda dei Viaggi del Ventaglio. Assieme a quella dell’azionista di maggioranza, la Ivv Holding del presidente uscente Bruno Colombo, hanno presentato propri candidati sia il fondo Ya Global, titolare del 3,1% del tour operator, sia alcuni piccoli soci che raccolgono il 3,5% del capitale.
La lista di Ivv Holding, che controlla la società con una quota del 25% circa, candida ai primi posti i soci fondatori di Bluvacanze che hanno siglato un accordo per rilevare l’intera partecipazione di Colombo: si tratta di Vittorio Manzini, Alberto Dal Zilio e Mario Manzini. Nella stessa lista è presente anche Marco Maria Colombo, ex ad dei Viaggi del Ventaglio e artefice della trattativa con i nuovi soci. Non si ricandida invece il presidente che si prepara a dare l’addio alla società, da lui fondata nel 1976.
La lista di Ya Global, che presenta come capolista Maria Cristina Fragni, amministratore delegato di Yorkville bhn e responsabile di Ya Global Investments in Italia, contenderà il posto riservato alle minoranze a quella capitanata da Franco Spirito, per alcuni mesi del 2009 componente del cda dei Viaggi del Ventaglio prima di dimettersi a fine giugno per disaccordi sulle modalità della gestione seguite da Colombo.
I Viaggi del Ventaglio sono in una difficile situazione a causa di una perdita di 26,8 milioni di euro realizzata nei primi nove mesi dell’esercizio 2008-2009 che ha spedito in rosso anche il patrimonio netto della società. Colombo, la cui quota è tutta in pegno a Unicredit, è stato costretto a passare la mano agli ex soci di Bluvacanze. I nuovi azionisti si sono detti disponibili, per la loro quota, a partecipare all’aumento di capitale da 80 milioni necessario per rilanciare il tour operator. Ma il loro ingresso, e con esso il salvataggio della società, non è scontato perché subordinato alla disponibilità dei fornitori di convertire crediti in capitale per almeno 40 milioni di euro e all’esenzione dall’obbligo dell’Opa.

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