Razionalizzare il sistema portuale italiano individuando 10-12 porti per riuscire a competere a livello internazionale. E’ l’obiettivo del viceministro dei Trasporti, Cesare De Piccoli, che sta lavorando alla messa a punto di un piano nazionale della portualità, di concerto con il ministero delle Infrastrutture. Per il presidente di Uniport, Federico Barbera, però, la rosa di 10-12 scali portuali potrebbe ridursi a “uno, massimo due hub, sui quali concentrare risorse e investimenti, visto che il boom dell’ economia asiatica e l’aumento dei traffici marittimi mondiali ci impongono di superare la frammentazione portuale italiana per riuscire a competere con Spagna e Nord Europa”. Eppure, secondo il rapporto sulla rete portuale italiana presentato da Fise-Uniport, i porti italiani avrebbero un sostanziale vantaggio rispetto ai concorrenti del Nord Europa e agli spagnoli: circa 5 giorni di navigazione in meno sui primi, uno di vantaggio sui secondi. Per De Piccoli, però la proposta di Barbera è una “una provocazione”: “Non si può passare da 140 porti a due, non possiamo impedire ai porti di esistere. Il sistema portuale va senza dubbio razionalizzato, non semplificato”. Intanto, dal Rapporto Uniport emerge un’Europa che cresce a due velocità. Nel 2005 le attività portuali nazionali hanno registrato un incremento complessivo del traffico merci del 2,9% mentre è in evidente calo il trasporto di passeggeri, -8,4%, bilanciato dal business delle crociere (+19% e +5% di passeggeri) che per l’anno in corso dovrebbe crescere di un ulteriore 16%. Ma se gli scali del Nord dell’Europa continuano a mostrare numeri e quote da leadership (Rotterdam, Amburgo e Anversa su tutti), la Spagna conquista fette importanti di mercato a tutto discapito dell’Italia.