Uber non chiude, si attende decisione giudici il 5 maggio

In attesa della decisione dei giudici del Tribunale civile di Roma, Uber Black e tutte le app della multinazionale americana Uber restano attive. La prima udienza del giudizio sulla causa sollevata dalle organizzazioni dei tassisti per concorrenza sleale è prevista per il 5 maggio. Questa la decisione presa dal Tribunale che ha sospeso l’ordinanza dello stesso Tribunale che, su richiesta dei tassisti, prevedeva la sospensione delle app entro il 17 aprile.

Le berline nere con autista attive a Milano e nella Capitale, continueranno dunque a girare e anche le analoghe app Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, UberSelect, Uber-Van. Da parte loro i tassisti fanno sapere che “sono pronti ad attuare nuove forme di proteste” sottolineando che “il sistema dei taxi è stato sottoposto a una pesante concorrenza sleale”. Basta pensare, ribadiscono, che i “taxi hanno tariffe amministrate dai Comuni mentre Uber applica tariffe in base alle richieste, cioè quando c’è un emergenza, sciopero, grandi eventi e manifestazioni, all’aumentare della domanda aumentano le loro tariffe anche di cinque volte”.

Dal canto suo, Carles Lloret, spagnolo di 34 anni a capo di Uber per il Sud Europa, Italia compresa, spiega a Repubblica: “Nell’ultimo anno Uber, soprattutto in Europa, è cambiata molto. Gli stop del passato alle nostre attività sono dovuti ad un nostro sbaglio: il voler applicare lo schema degli Stati Uniti. Abbiamo commesso degli errori, ma ora anche in Italia stiamo lavorando per svolgere le nostre attività con autisti dotati di licenza. Eppure succede ancora che ci siano delle corti di giustizia e non il governo, che prendono decisioni in merito. Il decreto Milleproroghe stabilisce chiaramente che non è necessario rientrare in garage. Non mi sembra che sia Uber quella che merita l’accusa di essere poco ortodossa. Cercheremo una nuova strada per tornare sul mercato – dice Lloret sulla possibilità di un nuovo stop dopo il 5 maggio. Il settore della mobilità deve evolvere. Sono gli stessi cittadini che lo chiedono. Non si tratta solo di Uber. Si tratta di abbracciare nuovi modelli, aumentare la competitività, ridurre traffico, inquinamento e costi. In Portogallo il governo non si è fatto ricattare. Stesso discorso in Spagna. L’Italia deve decidere se vuole rimanere nel passato o meno”.

Dal variegato fronte delle organizzazioni dei consumatori arrivano commenti di diverse sfumature ma sono tutti concordi nell’auspicare “in tempi rapidi un regolamento in cui la competizione sia fatta ad armi pari con diritti e doveri uguali per tutti”.

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