sabato, 20 Aprile 2024

Affitti brevi soffrono nelle città, ma crescono nelle località turistiche

Il mercato degli affitti brevi nel terzo trimestre dell’anno (luglio-settembre 2020) rispetto al periodo del 2019 soffre nelle città (-80%) e vede un calo dei soggiorni per ragioni di business (-45%). La consolazione viene dai centri di montagna e dalle ville al mare e nella campagna del Belpaese (+21%). A fare la parte del leone sono gli italiani (80% degli ospiti). I turisti europei diminuiscono del 90%, quelli provenienti dalle due Americhe e dai Paesi asiatici sono quasi vicini allo zero. I prezzi degli appartamenti rimangono sostanzialmente stabili, quelli delle ville scendono del 10/20%. Cambia il mercato, con alcuni proprietari che tendono a spostare la messa a reddito degli immobili sugli affitti di lungo periodo. É la fotografia degli affitti brevi nella Fase 3 scattata da Halldis. La società milanese si prepara così ad affrontare l’ultima parte dell’anno e l’inizio del prossimo confortata dalla tenuta del segmento luxury e con previsioni di ripresa complessiva nel 2021.

Gli affitti brevi sulla base dei dati di Halldis nel terzo trimestre dell’anno subiscono una forte battuta di arresto, con una perdita del 70% del fatturato rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Lo sviluppo del mercato si concentra sull’interno e si prevede che in autunno le città d’arte faticheranno, ma ci si aspetta una ripresa già nei primi mesi del 2021. Si è dimostrato alto l’interesse degli italiani a fare vacanze in zone di prossimità, infatti le località di mare e montagna hanno dato risultati molto interessanti sia a luglio che ad agosto. A luglio il tasso di occupazione in montagna è stato dell’85% e ad agosto superiore al 90%. Nelle località di mare sia a luglio che agosto si è raggiunto il 90% di saturazione, un dato ampiamente positivo rispetto ai budget predisposti prima del Covid-19.
La chiusura di molte frontiere internazionali e la scarsità di voli aerei hanno limitato l’arrivo di clienti stranieri. La Germania sembra essere il Paese più reattivo, seguono quelli limitrofi all’Italia come la Svizzera, la Francia e l’Austria. Sono venuti meno gli asiatici e chi proviene dalle due Americhe.

Sul fronte dei soggiorni per motivi d’affari in regime di affitti brevi, pesa la sospensione di molte fiere, del crollo del segmento MICE, e dell’abitudine ormai consolidata allo smart working piuttosto che ai viaggi d’affari. Milano, Roma e Bologna riescono comunque a catalizzare un flusso di domanda anche in tempi di sostanziale coprifuoco. I tre capoluoghi realizzano saturazioni che arrivano al 35% della capacità ricettiva, a settembre si prevede un rialzo fino al 55/60%.
Per quanto riguarda la dinamica dei prezzi, quelli delle ville sono diminuiti del 10-20% probabilmente per adattarsi al cambiamento di domanda e al ricorso a un mercato spiccatamente italiano. Al contrario, i prezzi per gli appartamenti, sia per turismo sia per business, non sono sostanzialmente variati, anche se è possibile prevedere una piccola diminuzione. Qui è evidente come il settore short term non soffra di una specifica dinamica di prezzo, ma di una riduzione drastica della domanda, che non può essere risollevata semplicemente abbassando i rate giornalieri. Da segnalare che alcuni proprietari hanno deciso di lasciare il mercato degli affitti brevi per quello ritenuto più sicuro del medio-lungo periodo, il che, abbinato allo smart working dei lavoratori e alle lezioni universitarie da remoto, potrebbe determinare un eccesso di offerta e il calo dei prezzi del mercato delle locazioni più tradizionali.

News Correlate