Banca dati affitti brevi: finora 14 le Regioni coinvolte

Dallo scorso 21 agosto anche la Regione Emilia Romagna, la Regione Piemonte e la Regione autonoma Valle d’Aosta si sono unite alla fase sperimentale della Banca Dati nazionale delle Strutture Ricettive e degli immobili destinati a locazione breve o per finalità turistiche (BDSR), a cui hanno già aderito Abruzzo, Calabria, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e la Provincia autonoma di Bolzano. Nel corso delle prossime settimane, sul sito del Ministero verranno pubblicati tutti gli aggiornamenti sull’attivazione del servizio nelle altre Regioni e Province Autonome, fino a coprire l’intero territorio nazionale.

Mancano pocchi giorni dunque al lancio del Cin, previsto per il 1 settembre: il nuovo sistema di regolamentazione sarà operativo accompagnato da una Banca Dati nazionale per migliorare trasparenza e sicurezza del settore degli affitti brevi.

Il CIN rappresenta un elemento fondamentale per il miglioramento della trasparenza e della regolamentazione degli affitti brevi. Ogni proprietà destinata a locazioni brevi o a scopi turistici dovrà essere dotata di questo codice, assegnato automaticamente dal Ministero del Turismo su richiesta dei proprietari o dei gestori delle strutture ricettive. Il CIN dovrà essere esposto in modo visibile e inserito in tutti gli annunci di locazione. Per ottenere il CIN, i proprietari o i gestori devono seguire un processo online attraverso il portale dedicato del Ministero del Turismo. Il processo prevede il login tramite SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), la selezione delle proprietà e la compilazione di un modulo con i dettagli mancanti, come il numero di posti letto.

Tramite la piattaforma è possibile richiedere il Codice Identificativo Nazionale (CIN), da utilizzare per la pubblicazione degli annunci e per l’esposizione all’esterno delle strutture e degli immobili: effettuando l’accesso tramite identità digitale, i titolari visualizzano i dati relativi alle strutture collegate al proprio Codice Fiscale, integrano le informazioni mancanti, segnalano eventuali modifiche e ottengono il CIN. Nella fase di avvio sperimentale non sono previste sanzioni ed è consentito ai cittadini che lo desiderano di adeguarsi con un ampio margine di anticipo agli obblighi correlati al codice identificativo.

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