Dopo la notizia che esiste un testo di legge per aprire nuovi casinò negli hotel a 5 stelle, anche se al momento ancora sotto la lente degli uffici legislativi del ministero degli Interni e dell'Economia, non mancano i primi commenti. Secondo la Fipe, che rappresenta i pubblici esercizi, le conseguenze negative saranno più di quelle positive e i casinò potrebbero generare al massimo lo 0,5% di presenze turistiche in più all'anno. "Mentre nel resto del mondo – fa notare Fipe – i casinò negli hotel stanno chiudendo e per funzionare devono essere inseriti in contesti fortemente strutturati, in Italia si sta pensando a un modello antiquato e diseducativo".
Perplessa anche Federgioco, secondo cui i quattro casinò italiani che l'organizzazione rappresenta sarebbero a rischio chiusura se il ddl diventasse realtà. La "ricetta" Brambilla piace invece all'Anit, l'Associazione Nazionale Incremento Turistico, convinta che il 2010 sia l'anno giusto per sperimentarla. La preoccupazione dell'Anit è piuttosto sulle modalità di realizzazione della proposta. "I casinò negli hotel di lusso – spiega Gianfranco Bonanno, portavoce e coordinatore dell'Anit – rischierebbero di ricadere in contesti non adeguati. Restiamo dell'idea che le nuove case da gioco debbano essere create in località con esperienza specifica ovvero che in passato hanno ospitato strutture del tipo e che siano qualificate dal punto di vista turistico".