Chef Scabin: pasta tricolore venduta in aeroporto non è biglietto visita

Può arrivare a costare fino a 6 volte di più di un pacco di pasta di fascia alta, la si trova in commercio solo nei punti di interesse turistico come aeroporti, grandi stazioni, autogrill e negozi di souvenir dei centri storici: si tratta della pasta tricolore, sulla quale accende un riflettore lo chef torinese Davide Scabin, da anni impegnato nella lotta all’Italian Sounding, iniziata proprio da un lungo lavoro sulla pasta secca.
Alla vigilia del Summer Fancy Food Show, il più grande evento commerciale del Nord America dedicato alle specialità alimentari, dal 23 al 25 giugno, a New York, Scabin apre a una riflessione: “Non può essere questo il nostro biglietto da visita. In nessuna casa degli italiani si cuoce questa pasta e non si trova normalmente in commercio se non nei posti deputati al turismo. Io non sono contrario a prodotti che usano colori naturali nella pasta, e ci sono seri pastifici in Italia che ne producono di ‘colorata’, ma trovo mortificante che proprio dove dovremmo offrire italianità si sia rappresentati da un prodotto dal quale gli italiani stessi sono i primi a dissociarsi. Questa pasta tricolore e multiforme non ci rappresenta né come cultura alimentare, né come gusto, né come rapporto qualità-prezzo. Io ho pagato in aeroporto un pacco di farfalle tricolori 6,90 euro per 250 grammi. Che è quasi 28 euro al kg. Neanche la pasta di più alta fascia usata negli stellati arriva a costare al kg quanto questa”, dice Scabin, una stella Michelin con il ristorante Carignano nel capoluogo piemontese.
“La pasta provata da me era di qualità molto scarsa, ma nel dutyfree era venduta accanto a prodotti di reale qualità. Se io fossi uno di quei produttori di alto livello non ne sarei felice. Non voglio però ancora soffermarmi sulla qualità, perché dovrei assaggiare diversi produttori prima di esprimermi e non commettere dei torti. Tuttavia nessuno si senta offeso se ribadisco che non c’è italiano che non ridacchi e bolli questa pasta ‘come roba kitsch da turisti’. Serve un’azione concreta per arginare questa forma di Italian Sounding culturale che ci auto-infliggiamo in casa nostra”, conclude Scabin.
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