Dl Recovery: per turismo 2,4 miliardi, operatori soddisfatti a metà

Sono 2,4 i miliardi, che con la leva finanziaria salgono a 6,9, destinati al turismo nel nuovo decreto legge Recovery con le misure per attribuire le risorse del piano e accelerare la realizzazione dei progetti del Pnrr, appena approvato dal consiglio dei ministri.

Tra i principali interventi 114 milioni per il Digital Tourism Hub, quasi 1,8 miliardi per il Fondo competitività imprese turistiche e 500 milioni per Roma Caput Mundi – Next Generation EU.

Nel dettaglio il fondo per la competitività delle imprese prevede 500 milioni di credito d’imposta e contributo a fondo perduto per le strutture ricettive, 98 milioni di credito d’imposta per la digitalizzazione di agenzie di viaggio e tour operator, 500 milioni di fondo per il turismo sostenibile, 358 milioni di garanzie per i finanziamenti per la creazione di nuove imprese, 180 milioni di fondo per gli investimenti nel settore turistico e 15o milioni di fondo nazionale per il turismo.

“Un buon inizio ma ora non cali l’attenzione del governo”. Il mondo del turismo apprezza gli stanziamenti previsti nel nuovo decreto legge Recovery ma al contempo spera di non essere riabbandonato mentre “ancora è al tappeto”.

“E’ un buon inizio – dice il presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina – e può dare una iniezione di fiducia importante per la ripartenza del comparto. Auspichiamo che ora il governo non abbassi il livello di attenzione nei confronti del turismo”.

Secondo Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, si tratta di “un’importante iniezione di fiducia per le imprese e i lavoratori del turismo”. “Le misure previste dal decreto – afferma – offrono un importante contributo alla ripartenza, in quanto supportano la riqualificazione delle strutture ricettive, con contributi a fondo perduto e credito d’imposta, e accompagnano l’erogazione del credito, per assicurare la continuità aziendale delle imprese del settore turistico e garantire il fabbisogno di liquidità e gli investimenti”.

Il presidente di Assohotel Confesercenti Nicola Scolamacchia attende il testo finale per un giudizio di merito, ma “sicuramente il credito di imposta all’80% – dice – è una misura che va nella giusta direzione per il rilancio del settore ricettivo. Siamo però preoccupati per l’allargamento della misura a settori che hanno poco a che vedere con il settore turistico ricettivo: porti, fiere, parchi tematici. Un ampliamento del perimetro di beneficiari cui non è seguito un corrispondente incremento delle risorse: 1,7 miliardi di euro fanno presto a finire, soprattutto se ci sono grandi progetti”.

Decisamente meno soddisfatto il mondo del turismo organizzato. “In questo momento – spiega Franco Gattinoni, presidente di Fto – Federazione Turismo Organizzato (Confcommercio) – le imprese stanno ancora combattendo per sopravvivere alla luce delle restrizioni in essere sui movimenti internazionali per turismo. Diventa quindi difficile chiedere a un’impresa di investire in digitale per poi recuperare il 50% non avendo le risorse necessarie per farlo”.

“Purtroppo ci sembrano misure insufficienti per il turismo organizzato. Un comparto che, ancora una volta, non viene considerato – dice sconsolato Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti -. Nel 2020 il precedente esecutivo aveva stanziato oltre 600 milioni e solo su 5 mesi. Nel 2021, invece, per il turismo organizzato sono stati stanziati solo 32 milioni di euro da parte del ministero del Turismo. Ma il comparto ha perso solo quest’anno oltre 7 miliardi di euro di fatturato: sinceramente pensavamo a misure diverse. Proporre un credito d’imposta per investimenti nel digitale ad un settore che non ha risorse per investire dopo oltre 19 mesi di stop significa non capire le esigenze di un comparto che garantisce (ma forse ora dovremmo dire garantiva) oltre 80.000 posti di lavoro, provocherà migliaia di posti di lavoro persi oltre alla chiusura di centinaia di imprese”.

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