Dl sostegni, turismo organizzato deluso: Garavaglia non ha rispettato le promesse

Le Associazioni del Turismo Organizzato, Astoi Confindustria Viaggi, Aidit Federturismo Confindustria, Assoviaggi Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi Conflavoro, alla luce della drammatica situazione in cui versa ancora il comparto, dopo 24 mesi ininterrotti di restrizioni sui viaggi, giudicano il nuovo decreto Sostegni Ter varato dal Governo “l’ennesimo duro colpo” inferto al settore.

Nonostante le ripetute rassicurazioni del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, “il dato di fatto – spiegano – è che questo Governo ha dimostrato ancora una volta la totale indifferenza verso il turismo organizzato, noncurante dei pesanti effetti economici generati dalle decisioni assunte”.

Secondo le associazioni con riferimento a quanto previsto in materia di ammortizzatori sociali il decreto si rivela estremamente dannoso. La richiesta ribadita più volte dal comparto era quella di prorogare la cassa Covid, mentre il Governo ha scelto di mettere a disposizione delle imprese in crisi gli strumenti ordinari che sono stati oggetto di riforma, con la sola esenzione sul contributo addizionale a carico dei datori di lavoro.

“Si tratta di una soluzione del tutto inadeguata – sottolineano – in quanto gli ammortizzatori ordinari prevedono normalmente un’anticipazione del salario da parte dei datori di lavoro e le imprese, in fortissima crisi di liquidità, non sono minimamente in grado di fare fronte a tali esborsi. Per ottenere il pagamento diretto da parte di Inps, le aziende dovranno produrre tutta una serie di documenti che invece, per la cassa Covid, non dovevano produrre per dimostrare la palese ed oggettiva crisi finanziaria in corso. Le procedure legate agli ammortizzatori ordinari previsti dal decreto sono quindi molto più lunghe e complesse di quelle della cassa Covid e le imprese e i lavoratori del turismo organizzato – che hanno già esaurito la fruizione dei periodi concessi al 31 dicembre 2021 – non possono più permettersi di attendere tempi lunghi e incerti. Le aziende saranno quindi costrette a licenziare a breve migliaia di lavoratori”.

Sui sostegni economici destinati dal decreto al settore, l’incremento del Fondo Unico per il turismo da 120 a 220 milioni “risulta del tutto irrisorio, vista l’ampia platea di beneficiari a cui è rivolto lo strumento (strutture ricettive, agenzie di animazione, guide e accompagnatori turistici, imprese di trasporto turistico, agenzie di viaggio, tour operator)”.

Secondo le associazioni per l’ennesima volta è necessario rammentare al Governo che tour operator e agenzie di viaggi sono aziende ancora ferme per via di un decreto – risalente a marzo 2020 – che impone il divieto di spostamento per motivi di turismo verso molti paesi esteri. A fronte di tale divieto era atteso un indennizzo specifico che le nostre associazioni avevano stimato in almeno 500 milioni di euro per i danni subiti nel 2021, non ancora ristorati da alcun provvedimento.

“Il mancato prolungamento della moratoria sui finanziamenti, mutui e prestiti inoltre – dicono le associazioni – sta già lasciando dei caduti sul campo e molte di più saranno le imprese che subiranno pesanti conseguenze fino alla definitiva chiusura se non si interverrà in modo mirato sul settore”.

Il comparto complessivamente considerato conta 13.000 imprese che nel 2019 fatturavano 13,3 miliardi di euro. Nel 2020 il fatturato del comparto è sceso a 3,1 miliardi, con una perdita rispetto al 2019 pari al 76,69%, mentre nel 2021 si è attestato intorno a 2,5 miliardi, facendo registrare una perdita ancora più significativa rispetto al 2019 (81,20%). “A questo punto, si rivela indispensabile – spiegano – addivenire quanto prima a uno scostamento di bilancio poiché non è accettabile che imprese che hanno perso oltre l’80% del proprio fatturato possano essere sostenute con pochi spiccioli e, per di più, danneggiate da nuove norme sugli ammortizzatori sociali che non considerano minimamente le relative esigenze specifiche. In aggiunta, alle aziende ancora non viene nemmeno data la possibilità di lavorare per cercare di tamponare lo stato di crisi in cui versano, per via di decreti datati e senza senso che rimangono ancora in vigore, nonostante il diverso approccio degli altri Paesi europei e dell’Europa stessa sui viaggi. Qualora non vi fosse l’intenzione di sostenere questo importante segmento dell’economia, il Governo – concludono – esca allo scoperto, si assuma le proprie responsabilità ed ammetta una volta per tutte la precisa volontà di decretare la morte di un settore rispetto al quale non nutre alcun interesse”.

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