Sono 5 le sezioni di cui è composto il piano strutturato da Confindustria e Federturismo. Tra gli obiettivi: far passare la quota del Pil proveniente dal turismo dal 9,5% al 18,5%; accrescere l'occupazione del settore passando da 2,6 milioni di addetti a quasi 4,3; generare gettito aggiuntivo per l'erario per 100 miliardi attraverso investimenti pubblici inferiori a 40 miliardi. Le 5 leve strategiche prevedono un'opzione strutturale, con interventi sulle infrastrutture, in particolare la realizzazione di un hub aeroportuale nazionale e mini-hub regionali, strutture portuali e ferroviarie attraverso investimenti per 100 miliardi di euro, il 40% dei quali da interventi pubblici; destagionalizzazione degli arrivi portando l'indice di stagionalità al livello dei competitor europei; sviluppo per il Sud portando il tasso di turisti stranieri e l'incidenza del turismo culturale sui valori del resto del Paese; un'opzione mercati incrementando gli arrivi dall'estero; un'opzione grandi eventi. "Raccogliamo la provocazione di Berlusconi nel chiedere che il settore turistico porti un contributo al Pil nazionale del 20% in 5 anni", ha sottolineato Daniel John Winteler, presidente di Federturismo. Del piano beneficeranno tutti i segmenti del turismo, ha spiegato, in termini di indotto e verrà attuato, nel caso il governo non potesse intervenire, anche esclusivamente con gli investimenti privati. "Raddoppiare il contributo che il turismo dà al Pil nazionale non è una chimera. Abbiamo gli strumenti per agire: facciamolo, subito, in maniera decisa e coordinata – ha aggiunto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria – Il turismo – ha aggiunto – é una delle poche materie prime di cui dispone questo Paese. Un settore strategico che però genera meno ricchezza e occupazione di quanto accade in altri paesi. È uno spreco inaccettabile che non possiamo permetterci".