Solo ‘briciole’ all’Italia dal turismo straniero organizzato

Il 40% di quello che spende il turista resta alla filiera estera

Solo il 60% di quanto un turista straniero, che sceglie un viaggio organizzato, spende per visitare l'Italia resta sul territorio, il restante 40% va a remunerare la filiera estera. E' uno dei dati che emergono dalla prima fase di una ricerca del Ciset (Centro internazionale di Studi sull'Economia Turistica) dell'Università Cà Foscari con Confturismo. Inoltre, si evince anche che più il pacchetto turistico è complesso e sofisticato e con un'alta motivazione, più il mark up, il ricarico, è alto.
Nel caso dell'Italia, poi, i turisti che scelgono un viaggio organizzato vanno dal 7% dei viaggiatori tedeschi a un massimo del 60% per quanto riguarda il Giappone. Vale, quindi, la regola, "più distante è il paese di provenienza, più l'organizzazione incide sul flusso totale".   
Altro punto emerso è la tipologia di turisti che scelgono il viaggio organizzato. Si può sfatare lo stereotipo dei torpedoni carichi di turisti mordi e fuggi. Crescono infatti le nicchie caratterizzate da interessi specifici che spaziano dall'enogastronomia alla lirica per arrivare, infine, a un segmento a se stante, quello dei pacchetti luxury.
"Secondo gli operatori intervistati nell'ambito dello studio – spiega Mara Manente, direttore del Ciset – la quota di ricavo a favore dell'Italia si sta riducendo per una serie di criticità, a partire dal 'fattore web': gli operatori on line possono giocare su mark up più risicati con effetti di abbassamento generalizzato del profitto".
A contribuire all' 'impoverimento' della filiera turistica per l'incoming contribuiscono anche alcune normative europee: molti servizi possono venire forniti anche da operatori esteri su territorio italiano. Il discorse vale, ad esempio, per le guide turistiche che possono essere straniere ed accompagnare il gruppo in Italia rappresentando, da sole, dal 5 al 15% del costo netto dei servizi.

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