Sui porti turistici iva più cara che in hotel: la denuncia di Ucina

Albertoni: perdiamo competitività. Serve armonizzazione fiscale a livello europeo

"Sui porti turistici italiani l'iva è più cara che negli alberghi o nei campeggi. Un caso unico in Europa" ha denunciato il presidente di Ucina Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni nel corso dell'audizione pubblica tenuta al Salone Nautico dal Comitato Economico e Sociale (Cese), un organismo consultivo dell'Ue.
"L'affitto, il noleggio, i posti barca sono soggetti in Italia ad un'iva del 21%, mentre per gli alberghi e i campeggi è solo dell'11% – ha detto Albertoni – se poi si considera che in Francia è pari al 9%, si fa presto a capire quale sia il gap di competitività".
Stesso discorso vale per i charter nautici, in Italia soggetti a iva (in Francia no). Per questo secondo Ucina l'armonizzazione fiscale è una delle questioni chiave che dovrà essere contenuta nel "parere di iniziativa" che il Cese invierà alle istituzioni europee.
La Commissione Europea emanerà nel 2013 la sua strategia per il turismo costiero e marino. Tra i problemi da affrontare, le differenze regolamentari fra i Paesi membri in materia di patenti, immatricolazioni, requisiti di sicurezza; quindi quello dell'accesso ai mercati extraeuropei e la necessità di combattere a livello europeo le misure protezionistiche e i diritti doganali "esorbitanti" imposti da alcuni Paesi, per esempio il Brasile.  

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