Non solo a Londra per visitare la tomba di Marx all’Highgate Cemetery, che da poco è stata dotata di un QR code ricco di informazioni studiate apposta per i turisti cinesi, o a Treviri per visitare la casa natale di Marx, trasformata in museo ed arricchita da una statua alta quattro metri, opera dello scultore Wu Weishan e donata dal Governo cinese. A indicare le mete del “turismo rosso” in Europa è Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing nel turismo ed esperto di mercati asiatici (Cina e Giappone in particolare) nonchè responsabile del network Chinese Friendly Italy.
“In Russia – sottolinea Dall’Ara – sono molti i luoghi legati alla storia del partito comunista – la piazza rossa, la residenza moscovita di Lenin, o Ul’janovsk, suo paese natale – sono mete da tempo di veri e propri pellegrinaggi da parte di turisti cinesi. Quanto agli altri paesi dell’ex blocco sovietico le mete vanno dalla visita ai luoghi della memoria e della seconda guerra mondiale, ai musei di storia, fino ai Communist Tour proposti da diverse agenzie incoming.
Tra le destinazioni relativamente meno note del turismo rosso dei cinesi in Europa, c’è Montargis, località a un’ora da Parigi, dove molti studenti cinesi si recarono a studiare dopo la caduta dell’ultima dinastia cinese: tra loro, negli anni ’20, Deng Xiaoping, che vi lavorò anche come operaio, e Zhou Enlai. Tra le cose da vedere a Montargis, che ora punta decisamente su questo tipo di turismo, il museo dell’amicizia franco-cinese e il monumento a Deng Xiaoping collocato nella piazza rinominata appunto: piazza Deng Xiaoping.
E in Italia?
Come il caso di Montargis suggerisce non è sufficiente avere un legame storico con il comunismo o con la Cina maoista, per generare flussi turistici di questo tipo, occorre anche investire in progettualità. In ogni caso nel nostro paese non mancano né luoghi adatti al “turismo rosso”, né l’interesse degli operatori. Soprattutto perchè oggi quel tipo di turismo si è evoluto, e non è più un turismo a marce forzate, per gruppi chiusi, composti prevalentemente da anziani nostalgici e organizzato solo da operatori specializzati. Oggi il turismo rosso – spiega Dall’Ara – è sempre più una integrazione di proposte e mete di vacanza che arricchiscono la loro offerta tradizionale, con esperienze adatte a quegli stessi turisti che in Cina vanno in visita a Shaoshan, paese natale di Mao, o Yan’an, quartier generale del partito comunista cinese dal 1935 al 1948.
E i dati sono interessanti. Si stima che siano 150mila i turisti cinesi che ogni anno vanno a Treviri a vedere la casa natale di Marx. Numeri molto più consistenti si calcolano in Russia dove buona parte dei turisti cinesi nel 2018 ha visitato le mete del turismo rosso; ma i veri grandi numeri si registrano nelle mete interne della Cina: sono circa 30 milioni le presenze turistiche che si sviluppano a Yan’an capitale del turismo rosso e tappa di eccellenza per chi vuole ripercorrere i luoghi simbolo della lunga marcia, e circa 20 milioni le presenze registrate nel paese natale di Mao.
Questi numeri fanno capire come in Cina il turismo rosso non sia solo un “segmento di domanda” ma sia soprattutto un progetto politico, nato con diversi obiettivi: oltre a quello di ricordare il periodo storico delle rivoluzione, ci sono anche gli obiettivi di diversificare le offerte turistiche interne, di valorizzare i luoghi legati ai vari personaggi di spicco della repubblica popolare, così da attirare i flussi verso mete non tradizionali. Un progetto sul quale si è investito moltissimo negli ultimi 15 anni, non solo da parte del Governo, visto che diversi gruppi privati – in primis il gruppo Wanda, la più grande società di real estate cinese – continuano ad investire su questo tema – e che è riuscito a rivitalizzare decine di destinazioni a vario titolo collegate con la storia del partito comunista, e a generare centinaia di migliaia di posti di lavoro: poco meno di 1 milione secondo i dati ufficiali.