Airbnb risentirà fortemente del limite di 90 giorni all’anno imposto ai privati che vogliono affittare la propria intera casa a Londra, il suo secondo maggiore mercato mondiale. Secondo un’indagine pubblicata dal Financial Times il tetto di 90 giorni esisteva anche in precedenza, ma nel 2017 Airbnb si è impegnata per la prima volta a farlo rispettare. L’inchiesta del quotidiano finanziario stima che costerà alla compagnia circa 400 milioni di dollari, riducendo da 1 miliardo e 240 milioni a 810 milioni di dollari i ricavi londinesi della società per quest’anno (nel 2016 erano stati di 600 milioni).
Airbnb offre 2 milioni di alloggi in 34 mila città in 191 paesi del mondo, rappresentando un formidabile concorrente per alberghi, b&b e affitti a lungo termine, permettendo al pubblico di spendere meno e ai proprietari di case di ricavare un notevole reddito su cui prima non potevano contare. La società trattiene per sé il 13% del prezzo dell’alloggio. Ma l’articolo del quotidiano della City afferma che un terzo dei risparmi consentiti da Airbnb viene da benefici fiscali di cui godono i privati che affittano una camera o tutta la propria abitazione rispetto alle tasse che devono pagare gli hotel e gli affittuari a lungo termine.
Il risparmio dei consumatori però diventa un danno per le casse dello Stato e per i concorrenti. Da qui la necessità di una maggiore attenzione al settore.
Adesso a Londra, con l’imposizione del limite, Airbnb registrerà un terzo in meno di prenotazioni rispetto alle previsioni. Berlino, Barcellona e New York sono fra le altre metropoli che hanno imposto regole più rigide per bloccare o delimitare l’espansione di questo ‘albergo online’ a buon mercato.