A Bari i servizi di alloggio regolarmente censiti sono in totale 151, dei quali 46 di tipo extra alberghiero nel centro storico e 108 distribuiti nel resto della città, 30 alberghi e 78 esercizi extra alberghieri. Il dato emerge dal recente studio della Confcommercio su ‘Ruolo del commercio e del turismo nelle città e nei centri storici dal 2008 a oggi’. Secondo uno studio della Federalberghi, la piattaforma online Airbnb proponeva nel 2019 per il capoluogo pugliese oltre 1.500 annunci, vale a dire quasi 6.000 camere, che hanno generato 5/6 milioni di fatturato, portando almeno 50 posti di lavoro in meno, oltre 500.000 euro di mancato gettito Iva, evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.), concorrenza sleale e turbativa di mercato. Lo scorso anno, sull’intero mercato turistico pugliese sono stati messi in vendita ben 40.481 alloggi (+88,28% rispetto al 2017), vale a dire più di 160.000 camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50/60%) dell’intera economia turistica pugliese.
“Lo studio della Confcommercio – commenta Francesco Caizzi, presidente della Federalberghi Puglia – fotografa lo stato dell’arte delle nostre città e dei nostri unici centri storici, confermando che un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo, in un contesto urbano, consente di trasformare le città in luoghi di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo. Diventa altresì un presidio fondamentale per alleviare la tensione sociale e il diffuso senso di insicurezza e per ricucire il legame tra persone, luoghi e imprese, favorendo percorsi di legalità. I dati baresi e pugliesi di Airbnb fanno rabbrividire. Ecco perché dobbiamo sempre mantenere alta la guardia contro i fenomeni distorsivi provocati dalle sirene della sharing economy che, in particolare, nell’house sharing hanno creato una vera propria bolla di abusivismo diffuso. Secondo lo studio di Becheri del New Mercury Consulting per un turista registrato ve ne sono circa quattro sommersi che sfuggono alle statistiche in Puglia. Questo lato oscuro del nostro turismo fiacca l’entusiasmo di tutti gli operatori professionali e legali, producendo un dannoso effetto frenante, oltre a pregiudicare qualsiasi iniziativa istituzionale finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi”.
“Finalmente dal 1 giugno 2020 sarà in vigore il Codice identificativo di struttura (CIS) per gli operatori dell’intermediazione immobiliare e dell’affitto breve – spiega il leader degli albergatori pugliesi – Un importante successo della nostra associazione che conduce da anni una dura battaglia contro l’abusivismo ricettivo. I primi atti contro questo fenomeno si sono concretizzati con l’approvazione della legge regionale del 2018 che recepiva le istanze della Federalberghi per garantire un sistema d’accoglienza rispettoso delle regole. Il CIS dovrà essere indicato dai soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e affitto breve, nonché quelli che gestiscono portali telematici, sugli strumenti utilizzati nella pubblicità, promozione e commercializzazione dell’offerta. Sono previste sanzioni pecuniarie da un minimo di 500 a un massimo di 3mila euro per chi non rispetta le regole. Le funzioni di vigilanza, controllo e di irrogazioni delle sanzioni amministrative saranno esercitate dai Comuni, ferma restando la competenza dell’autorità di pubblica sicurezza e dell’autorità sanitaria”.