Mentre a livello nazionale il ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè ha già aperto un confronto con le associazioni di categoria su futuro della tassa di soggiorno, con la stessa ministra che continua a ripetere che “i soldi incassati con la tassa dovrebbero essere spesi per tutto ciò che riguarda il turismo” (vedi news), anche in Sicilia la questione continua ad alimentare gli animi. In questi giorni soprattutto a Siracusa e Taormina, due delle destinazioni di punta dell’Isola.
Nella Perla dello Ionio, ad esempio, gli albergatori hanno proposto al sindaco Cateno De Luca di utilizzare una parte dei proventi dell’imposta di soggiorno per ridurre la Tari. Finora, infatti, la legge prevedeva che il gettito derivante fosse “destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive”. Ora però, come previsto nel comma 493 del primo articolo della legge di bilancio per il 2024, ai comuni che hanno introdotto questa imposta è stato concesso l’utilizzo di parte degli introiti dell’imposta di soggiorno per garantire sconti Tari a cittadini e aziende produttive.
“Ed è quello che abbiamo proposto noi albergatori – ha detto il presidente dell’Associazione Albergatori, Gerardo Schuler su ilSicilia.it – all’assessorato al Turismo di Taormina: un alleggerimento della pressione fiscale Tari per tutti, finanziata con una parte di quel tesoretto che nel 2023 è stato di 3,9 milioni”.
Nella città aretusea, invece, dove gli aumenti dell’imposta di soggiorno dovrebbero scattare a breve (vedi news), gli albergatori temono che possano penalizzare Siracusa come destinazione turistica.
“Da una simulazione finanziaria, prendendo i dati a consuntivo del 2023 – spiega Patrizia Candela, presidente della Sezione Turismo ed Eventi di Confindustria Siracusa – si evince mediamente un incremento del 50% sul totale da richiedere agli ospiti e da versare al Comune di Siracusa. Vorremmo confrontarci serenamente con il sindaco Francesco Italia e gli uffici competenti affinchè questa scelta non ci penalizzi come destinazione. Vorremmo soprattutto definire insieme come costruire l’infrastruttura gestionale tentando di renderla meno complicata possibile. Per questo, sarebbe forse opportuno attendere la revisione della normativa a cui sta lavorando il ministero del Turismo”. Da qui la richiesta di un incontro urgente all’amministrazione comunale, per approfondire la questione in un’ottica di massima collaborazione.
Dal canto suo, anche Confcommercio-Federalberghi chiede lo slittamento al 1 novembre 2024 dell’aumento della tassa di soggiorno. La modifica, che dovrebbe entrare in vigore a partire dall’1 giugno, prevede il passaggio da una tariffa fissa in base alla classificazione della struttura ad un calcolo in percentuale del 4% del costo imponibile della camera (e servizi) a notte a persona per un massimo di 5 euro e per una durata massima estesa da 4 a 7 giorni. “Si è trascurato – spiegano dall’associazione – il fatto che per molti degli operatori il 50% dei contratti di prenotazione per gruppi e individuali 2024 sono già stati stipulati nell’anno 2023 Ci si chiede, dunque, quali feedback e danno di immagine riceveranno sia le strutture ricettive sia la municipalità da tale frettolosa decisione che rivede in corso d’opera e a stagione inoltrata accordi precedentemente sottoscritti”.