Sciopero delle ditte di bus turistici il 28 ottobre a Messina

Gite scolastiche, congressi, viaggi culturali, escursioni. Tutto cancellato. E così le ditte di bus turistici rischiano il tracollo nonostante non siano mai rientrate tra quelle sospese nei vari Dpcm e Decreti Legislativi che si sono susseguiti dall’inizio di marzo ad oggi, perché il codice ATECO 49.00 le faceva rientrare in quelle che sono considerate “essenziali”.

“In questo frangente – si legge in un documento congiunto firmato dalle associazioni FAI TP – ANITRAV – FIA FEDERVARIE – le aziende si sono ritrovate sulla carta attive ma, di fatto, sono state fermate dalla totale mancanza di utenza e anche quella timidissima ripresa è stata stroncata dal risalire della curva dei contagi che ha fatto scaturire ulteriori provvedimenti restrittivi. Le scriventi associazioni più volte hanno inviato al Governo richieste di aiuti per la grave situazione creatasi, invocando provvedimenti che avrebbero potuto in qualche modo salvare imprenditori e dipendenti dal baratro, le richieste purtroppo non hanno mai avuto un riscontro e non hanno nemmeno prodotto nessun incontro. La peculiarità di questo comparto è la totale dipendenza dai flussi turistici e, seppur rientrante nel settore trasporti, costituisce anello indispensabile ed interagente con l’industria turistica”. Per questo motivo, mercoledì 28 ottobre è stata indetta una manifestazione di tutte le aziende del settore a Messina.

“Fina ad ora abbiamo avuto il nulla assoluto – ha commentato Maurizio Reginella presidente dell’associazione Bus Turistici 2020 sul sito di informazine locale corriereelorino.it – aspettavamo dalla Regione il Fondo perduto attraverso un bando europeo e invece si va verso l’ennesimo rinvio”. Reginella ha poi sottolineato che la categoria in realtà è ferma da novembre 2019, visto che si tratta di aziende che vivono per lo più di contratti stagionali legati al turismo e alle gite scolastiche, con un calo del fatturato del 90% “Di conseguenza – ha concluso il presidente – si rischia che la maggior parte di queste aziende non arriverà alla prossima primavera, per questo ci siamo visti costretti a proclamare lo stato di agitazione che potrebbe procedere anche in una manifestazione in strada”.

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