Turismo batte Mafia: il caso del San Paolo Palace nel libro ‘Dalle mafie ai cittadini’

Dal 1996 a oggi, ben 14mila beni – tra case, terreni e attività – sono stati confiscati e restituiti alla comunità in tutta Italia. Racconta di questo “Bene sorto dal male”, di questi luoghi che sono stati e continuano ad essere per tante persone, a volte per interi territori, strumenti di riscatto sociale, culturale e civile, il volume “Dalle mafie ai cittadini” scritto dai giornalisti Alessandra Turrisi e Toni Mira in libreria da domani.

Un’inchiesta moderna, che ai dati preferisce le storie fatte di persone e luoghi, per raccontare uno spaccato di storia d’Italia fatta di riscatto, giustizia e imprenditoria pulita. E tra questi beni, immancabile, ovviamente, il San Paolo Palace, l’hotel di Palermo, protagonista del capitolo “Turismo batte Mafia 2 a 0”, raccontato anche attraverso le parole di Salvatore Romano, che nel 2015 viene nominato direttore e con cui inizia il nuovo corso della struttura.

“Co 80 mila clienti alloggiati all’anno – si legge nel libro – il San Paolo Palace risulta l’albergo che versa la quota più alta di tassa di soggiorno di tutta la parte settentrionale dell’isola. Un risultato che sembrava impossibile appena qualche anno fa quando il fiato pesante della mafia e la successiva difficoltà della gestione, con 1,5 milioni di perdite all’anno, lo aveva condannato a un’apparenza sfarzosa ma a una realtà di stenti. Il grattacielo rosa e sabbia non apparteneva a mafiosi qualunque ma a coloro che hanno seminato bombe e terrore in mezza Italia, a coloro a cui pesa sulla coscienza l’omicidio di un sacerdote divenuto martire”.

Oggi Romano ha una nuova sfida: contribuire al processo di cambiamento della costa sud. Perché. anche se l’hotel si trova a 100 metri da quelli che furono i lidi degli anni ’50, oggi i suoi clienti si devono accontentare della piscina.

Toni Mira, Alessandra Turrisi, Dalle mafie ai cittadini. La vita nuova dei beni confiscati alla criminalità, Edizioni San Paolo 2019, pp. 256, 18 euro, con la prefazione di Don Luigi Ciotti.

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