Nonostante l’overtourism cui abbiamo assistito quest’anno, da giugno a settembre le attività di alloggio e ristorazione in Sicilia hanno perso 161 realtà, così come oggi operano 18 aziende in meno nel campo dei noleggi e 49 in meno in quello dei trasporti. E’ quanto rileva l’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia che ha elaborato i dati Movimprese relativi al terzo trimestre di quest’anno da cui emerge che l’identikit della nuova imprenditoria siciliana è piccola, artigiana, tecnologica e innovativa.
L’estate, infatti, ha portato bene al tessuto economico dell’Isola, con un saldo di quasi mille nuove attività, esattamente 980, proseguendo il
trend più che positivo del secondo trimestre 2024 che si era chiuso con un attivo di 1.759, e in netto incremento rispetto alle +727 ditte del
terzo trimestre 2023. Il dettaglio per province ci dice che la crescita è stata omogenea e proporzionata su quasi tutto il territorio regionale,
con la sola eccezione di Siracusa: Agrigento, +127; Palermo, +296; Caltanissetta, +64; Trapani, +120; Catania, +252; Messina, +135; Ragusa,
+73; Enna, +27; Siracusa, -114.
Il totale delle aziende attive iscritte agli albi camerali è arrivato, così, a 383.977 unità, oltre mille in più rispetto al terzo trimestre
dello scorso anno, quando il saldo era di 382.764. Alla base di questa crescita ci sono due settori in significativa ripresa: le costruzioni,
che continuano ad attrarre imprenditori malgrado la frenata sui bonus edilizi, con 108 aziende in più; e l’artigianato che da qualche tempo
esprime vivacità e che quest’estate ha registrato 209 iscritti in più.
Ma la novità più sorprendente arriva dal settore delle cosiddette “imprese non classificate”, che comprende le nuove attività tecnologiche, innovative, digitali e “green”: è di 1.745 il saldo delle new entry, fra ben 2.025 nuove iscritte e appena 280 cessate.
“Da tempo Unioncamere Sicilia promuove gli investimenti in innovazione, nuove tecnologie, transizione ecologica e digitale – spiega Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia – e i dati ci stanno dando ragione. Innovazione, digitale, tecnologie ed economia circolare, infatti,
contaminano virtuosamente il resto del tessuto produttivo stimolando i comparti tradizionali a preferire efficienza, qualità e sostenibilità.
Questo si traduce in investimenti, aumento della produttività e maggiore contributo al Pil, anche grazie agli ingenti incentivi e agli strumenti
finanziari agevolati messi a disposizione dal governo regionale”.
“Il boom dell’artigianato di qualità – aggiunge Santa Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia – è il frutto anche di evoluzioni che spingono a diversificare, a spostare gli interessi da un comparto ad un altro. Se, ad esempio, nel turismo non tutti gli operatori riescono a garantire i nuovi e più severi standard di qualità e di servizi richiesti dalle normative e dai visitatori soprattutto stranieri, è ragionevole pensare che qualcuno si sia riconvertito”.