Sicilia la regione più amata, Bevacqua: sì ma ora guardiamo all’Oriente

Toni trionfalistici al TTG di Rimini per la Sicilia che ha conquistato il riconoscimento di regione più amata dai turisti stranieri, come ha riportato con toni trionfalistici il presidente Nello Musumeci. Ma per Mario Bevacqua, presidente emerito di Uftaa, ci sono ancora tante criticità da risolvere per parlare di vero boom.

“Tutti conosciamo le eccezionali bellezze culturali e paesaggistiche della Sicilia – dice Bevacqua – ma poi se andiamo a vedere i numeri ci accorgiamo che aree come le Canarie e le Baleari fanno molte più presenze di noi e allora una riflessione strategica va fatta con estrema chiarezza e obiettività. Il programma “Mare Italia” è una formulata ormai superata, iper-inflazionata, bisogna andare oltre. Nel 2017 il prodotto era andato bene ma questa impennata era arrivata anche perché c’erano state le ben note problematiche nelle regioni del Nord Africa. Certo, la stagione turistica in Sicilia è andata bene. Taormina ha mantenuto il suo primato ma adesso sta per calare il sipario: da novembre Taormina chiude e, di riflesso, chiude tutta la Sicilia. Riapriremo ad aprile. Potremo iniziare a parlare di inversione di tendenza quando riusciremo a coprire questi sei mesi. Adesso finisce il lavoro, le strutture chiudono, finiscono anche gli eventi. È inutile fare 51 spettacoli a Taormina concentrati in soli due mesi e 10 spettacoli nella settimana di ferragosto: va distribuito tutto nell’arco di tutto l’anno. E poi perché non invitare gli agenti di viaggio in bassa stagione per movimentare i mesi dormienti?”.

Ma su quali mercati deve puntare la Sicilia? “Ci si esalta sempre quando si parla della Russia – continua il presidente emerito di Uftaa – ma i mercati emergenti sono quelli dell’Estremo Oriente. La vera sfida per il futuro si gioca da quelle parti, e mi riferisco al mercato cinese e a quello indiano. Sono stato di recente a Nuova Delhi e in quella occasione è stato siglato un protocollo d’intesa tra India e Cina. Non so se rendo l’idea di quello che può significare questo accordo: in quelle regioni ci sono numeri enormi, che possono ribaltare completamente le dinamiche del turismo e dell’economia globale. Ho chiesto alle autorità indiane e a quelle cinesi di mettermi a disposizione uno spazio espositivo per poter rappresentare l’Italia. Si può fare laggiù promozione vera con i tour operator del luogo e senza spendere chissà quali soldi. Parlo di una strategia turistica da applicare nelle grosse manifestazioni di portata planetaria, non ad un singolo evento fieristico ma in un’ottica di confronto a largo raggio con gli agenti di viaggio e con i tour operator”.

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