Sud impreparato ad accogliere i grandi flussi turistici

Per Magliulo serve una politica integrata a livello europeo

Se nei prossimi anni dovesse arrivare un forte flusso di turisti soprattutto dai Paesi più lontani, il Meridione d’Italia non sarebbe in grado di accoglierli. Lo ha detto Antonio Magliulo, docente di Economia del turismo all’Università di Firenze durante il convegno “Southern Italy: gli alibi della crisi” nell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno ieri pomeriggio a Palermo.
“Nei prossimi anni – ha detto Magliuolo – si muoveranno sempre più turisti, in particolare verranno da Paesi lontani, saranno più anziani, voleranno low cost ma sceglieranno sistemazioni in strutture di qualità. Inoltre saranno sempre più informati grazie al web e tenderanno a cercare destinazioni con un’offerta variegata e quindi non solo o mare o solo arte. In particolare sempre più persone viaggeranno per short-break e scomparirà la figura del turista affezionato che torna più volte nella stessa destinazione e nello stesso albergo. Per questo è fondamentale capire il profilo dei nuovi turisti, conoscere la loro lingua, le loro abitudini, le loro scelte alimentari. Così, considerato che anche il Sud Italia attende nei prossimi anni un aumento esponenziale dei turisti che vengono da lontano, prima è necessario studiare i punti di debolezza. Intanto il Sud può essere visto come un ‘non-sistema puntiforme’ con punte di eccellenza come Taormina, Ischia e Capri che non vengono percepite come parte di una destinazione integrata. D’altro canto, però, tra i punti di forza il Sud ha un’enorme domanda potenziale, un grande capitale turistico (coste, mare, sole) largamente sotto-utiizzato che però offre vantaggi notevoli poiché permette tutti i tipi di turismo (balneare e culturale)”. Ma quali sono i possibili rimedi? Per Magliulo “serve governance di sistema, una politica integrata europea perché la politica turistica non può farla da solo il ministro o l’assessore di turno. E il fatto che il ministro Scajola e il sottosegretario Brambilla recentemente abbiano iniziato a parlare di ‘programmazione unitaria’ è un segno dei tempi che fa ben sperare”.
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